Il PD al bivio: primarie sì, primarie no.

La vertenza delle primarie impegna non poco la riflessione (ed a tratti il travaglio) del Partito Democratico, sospeso tra la decisione di consumare le consultazioni e l'ipotesi di saltare un giro. La questione non è di poco conto.

Nel primo caso il partito di maggioranza relativa potrebbe rischiare una conta interna: e ciò data la possibile assenza di partiti alleati e quindi di competitor alla carica di sindaco. Lo si capirà nelle prossime settimane e certamente all'indomani delle primarie, quando cioè i movimenti centristi (la Lista civica Vizzino anzitutto, e poi quello che fa capo all'assessore Castrignanò ed al consigliere Ture) disveleranno le proprie intenzioni: ovvero se partecipare alla ricostituzione del vecchio centrosinistra o abbandonare il campo e giocarsi la partita con Pompeo Molfetta.

 

Quanto a SEL, è già chiaro fin d'ora che non nutre alcun interesse a partecipare alle primarie. Se la campagna di ascolto già avviata dal segretario democratico Francesco Rogoli dovesse rivelarsi un buco nell'acqua, raccogliendo la partecipazione di qualche irrilevante associazione locale e nella migliore delle ipotesi di una lista collaterale al PD ma gemmata dallo stesso PD (come fu Mesagne Democratica), allora si leveranno molte voci contrarie. Perché eventuali primarie si tramuterebbero in una sanguinaria conta tra papabili, rischiando l'esito di una piccola guerra civile.

L'alternativa sarebbe allora quella di convincersi a fare sintesi su un nome solo, operazione anche questa non poco cruenta: per il novero di possibili validi candidati interni al partito. Il più forte sul piano del consenso è l'ex vicepresidente della Provincia Ninni Mingolla, sul cui nome però non convergerebbe, almeno per ora e stando così le cose,  l'intero gruppo dirigente. Il punto di equilibrio più alto, per saggezza e capacità di mediazione, potrebbe invece essere rappresentato dal presidente del consiglio comunale Fernando Orsini, le cui quotazioni attuali penderebbero al ribasso proprio per aver ecceduto in equidistanza
rispetto alle correnti del partito: per lui si profila un «triste y solitario final».

Ma poi potrebbe spuntare una nuova soluzione, ancora una volta interna: quella di una donna appassionata quale Mariella Vinci, già consigliera comunale, in rotta col partito per le delusioni anzitutto umane accumulate durante il mandato consiliare ma pervasa dal sacro fuoco della politica e dall'amore per la città, la quale coagulerebbe il sostegno della parte di PD non convinta dall'opzione Mingolla. Tale schema non esaurisce le ipotesi: perché non contempla la posizione di movimenti come ProgettiAmo Mesagne, ancora in bilico tra centrodestra e centrosinistra ma incuriositi dalla possibilità di rappresentare il centro in un rinnovato centrosinistra di rottura con il passato; e perché non tiene conto della possibilità, remota ma non peregrina, di pescare dal cilindro della società civile qualche figura inedita che azzeri i rischi di una faida, scompagini le previsioni e destabilizzi gli assetti della candidatura di Pompeo Molfetta. E già si snocciolano – ufficiosamente - nomi più o meno intriganti: la dirigente scolastica e femminista ante litteram Clara Bianco, la presidente della Commissione Pari Opportunità Marica Guglielmi, la preside dell'Istituto Tecnico Industriale De Giorgi Maria Luisa Sardelli, il presidente della locale associazione antiracket ed antiusura Fabio Marini.

Giuseppe Florio

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