Che fine ha fatto la fondazione "Avasto"? (di Giuseppe Florio).

Lo si è capito, investire sulla cultura non paga, gli amministratori preferiscono le volute di fumo alla ciccia dell'arrosto. Ma quando è la cultura ad investire sulla città? La storia delle fondazioni Avasto è la storiaccia brutta di un'onta che inzacchera l'immagine di molte giunte comunali, ed anche di quella attuale.

Il mesagnese Giovanni Avasto era un docente di disegno ed in realtà un pittore di gran pregio, morto nel 1996 all'età di 86 anni. Lui e la moglie Ildegarda Natale decisero di dar vita a due fondazioni a proprio nome, allo scopo acquistarono buoni del Tesoro ventennali emessi dallo Stato nel 1982 per un importo di 36 milioni di lire, con scadenza 2002 al tasso del 17,50%.

 

La gestione delle fondazioni fu affidata all'amministrazione comunale dell'epoca, la quale si impegnò a gestirne anche le relative borse di studio, da destinare – secondo le volontà dell'artista e di sua moglie – a studenti mesagnesi iscritti al liceo artistico ed a universitari iscritti all'Accademia delle Belle Arti. L'anziano pittore aveva dunque preso a cuore le sorti delle più giovani generazioni, tanto da sostenerle per una cifra di 4 milioni di lire fino al completamento degli studi, se promossi con regolarità ed a prescindere dal voto conseguito.

Tra il 1993 ed il 1994 il Comune di Mesagne bandì all'uopo un concorso, vinto da due studenti a cui fu erogata solo la prima tranche della borsa di studio: nessun seguito negli anni successivi per una serie di ricorsi promossi da altri studenti. Nel 2002 i buoni sono scaduti e non sono stati rinnovati. Allo stato dei fatti quindi giacciono – nelle casse della locale filiale del Banco di Napoli – due libretti bancari da circa 25 mila euro ciascuno.

Il buio insiste da allora sulla vicenda della donazione Avasto, mai più un concorso, mai una manifestazione di interesse dagli assessori che si sono avvicendati, mai lo spunto di una idea nonostante sia previsto nello statuto delle fondazioni che parte delle somme potessero essere utilizzate per accendere iniziative di carattere culturale. L'ex assessore alla Cultura nella giunta Scoditti Maria De Guido aveva dato mandato al funzionario responsabile della ragioneria di incontrare il direttore del Banco di Napoli per ricostruire l'accaduto e provare a recuperare soldi e onorabilità.

Ma anche in tale occasione non si mosse foglia, la distanza tra gli uffici comunali e l'istituto di credito è quasi di 200 metri, un percorso evidentemente troppo lungo da percorrere.

Avasto aveva amato la sua comunità d'origine, tanto da investire in un tempo futuro che non avrebbe potuto vivere, tanto da donare appena prima di morire 53 suoi quadri con la promessa che sarebbero stati collocati come corpo unico in una pinacoteca: e neppure a questo impegno le amministrazioni comunali hanno saputo assolvere.

Giuseppe Florio

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