La presenza ebraica a Mesagne – di Antonio Pasimeni

– Durante i lavori di restauro effettuati in occasione del Giubileo del 2000 e interessanti la Chiesa della Madonna della Misericordia in agro di Mesagne, collaboravo con il Sac. Francesco Campana nella raccolta di materiale fotografico e di archivio.

Il lavoro conclusivo della ricerca: “La Madonna della Misericordia – Santuario del Capitolo e del Popolo di Mesagne”, vide la luce nell’anno 2002 per i tipi della Neografica di Latiano.

Estrapoleremo da questo libro le immagini che riguardano una lastra di pietra, in parte mutila, riportata nelle pagine 36 e 37, ritrovata durante i lavori di ristrutturazione nei locali adiacenti il lato Est della Chiesa.

Osservando bene le due immagini, abbiamo notato alcuni dettagli che ci hanno incuriosito e che cercheremo di dar loro una interpretazione supportata da alcuni indizi particolarmente rivelatori di una suggestiva ipotesi:

La foto superiore posta a pag. 36, mostra la lastra in oggetto che per potersi mantenere così come la vediamo, è stato necessario collocarla con la parte terminante a punta, su di un largo mattone messo come base, e fissata nella parte superiore con un chiodo che la tiene ferma al muro.

Tutto questo perché chi ha eseguito la collocazione ha interpretato che sulla lastra fosse stata scolpita una pianta con alcune foglie, forse anche dei fiori e con le radici pulite ben esposte in evidenza.

Osserviamo ora l’ingrandimento della stessa lastra a pag. 37, dove i dettagli si notano meglio e facciamo la seguente operazione, capovolgiamola; non potremo fare a meno di notare che:

La base dell’immagine diventa più regolare; ha una evidente base di terreno su cui poggia quello che è stato interpretato come un fiore. Ci poggia in modo stabile con la sua base porosa o bucherellata inglobata da uno stelo a forma di Y capovolto che va a collegarsi -unitamente ad altri due manufatti (vedremo in seguito di che si tratta) che non toccano la base – ad un Rettangolo che a sua volta sostiene una lastra dal quale si dipartono Nove braccia. Se si guarda bene, tutta la figura è iscritta in un triangolo i cui lati unendosi in punta costringono la braccia a restringersi a loro volta, seguendone i contorni assumendo tale conformazione.

(vedremo che ci sarà una spiegazione anche per questo).

Premesso quanto sopra, proviamo a seguire questa seconda interpretazione facendo la seguente ipotesi:

Ci troviamo di fronte alla rappresentazione di un CANDELABRO EBRAICO a NOVE BRACCIA.

Questo tipo di candelabro viene detto CHANUKKA o HANUKKAH, a differenza di quello sinagogale a SETTE braccia detto MENORAH.

Traiamo dal libro di Giulio BUSI, Simboli del pensiero ebraico, Einaudi,1999, pp.218-219 e passim, quanto segue:

“”La Bibbia narra che Salomone, assieme agli altri arredi del Santuario, fece fare i candelieri d’oro finissimo. Il passo parallelo delle Cronache, non nomina alcun dettaglio circa la loro realizzazione. Nel 587 (o 586) a.C. il primo Santuario fu demolito ad opera dei Babilonesi. Verso la fine dello stesso secolo, dopo che i Persiani erano subentrati ai Babilonesi, si era potuta intraprendere, pur tra sospetti e difficoltà, la ricostruzione del Tempio. Fu allora che il profeta Zaccaria introdusse il candelabro in una delle sue visioni, offrendone una complessa interpretazione che combinava elementi del primitivo simbolismo vegetale con spunti astrali e con una allegoria di carattere storico. Zaccaria narra di aver veduto: un candelabro tutto d’oro… con le sette lampade„,e due olivi. ..presso di esso, uno alla destra…e uno alla sinistra (Zacc. 4.2-3). Su richiesta del profeta, appare un angelo che decifra la visione: Le sette lampade vengono così identificate con gli occhi del Signore che perlustra tutta la terra (Zacc.4.10). Nel secondo Santuario si fece, forse, uso di una unica menorah, sebbene la documentazione letteraria a questo proposito sia tardiva e non sempre omogenea. Di un solo esemplare si parla nel primo libro dei Maccabei. (Libro non incluso nella Bibbia).

I Maestri ebrei insistettero anzi nel carattere unico e inimitabile del Candelabro usato nel Tempio, che non doveva essere in alcun modo replicato: Non si può fare una lampada corrispondente alla menorah sacra, ma solo una con cinque, sei o otto lumi, e mai sette, neppure di altri metalli. Solo con l’età futura il fulgore del Candelabro sarebbe stato ripristinato, o addirittura aumentato simbolicamente di ben sette volte, come afferma Dio stesso: Poiché voi avete fatto per me un candelabro, io lo farò rilucere sette volte tanto nel mondo a venire (Midras Esodo rabbah).

Questa trasposizione sul piano della rappresentazione metaforica, avviata in età tardo antica, e l’esclusione della menorah dalla liturgia sinagogale e domestica, spiegano probabilmente la relativa rarità di lampade a sette braccia tra i manufatti ebraici e il prevalere dell’oggetto in raffigurazioni bidimensionali di carattere puramente simbolico. Nel corso dei secoli, alcuni dei significati propri della menorah del Tempio, furono trasferiti in due oggetti di largo impiego nella consuetudine religiosa giudaica: la lampada di HANUKKAH e il ner temid

Con il termine hanukkah (letteralmente: <dedicazione>, <inaugurazione>) si indica la Festa che commemora la riconsacrazione del Tempio nel 164 a.C., nel corso della quale è abitudine accendere ogni giorno uno dei lumi del candelabro composto di otto luci, pii’ solitamente una nona, detta sammas, che serve per recare la fiamma alle altre. Quest’uso è attestato almeno a partire dalla fine del 1° secolo e sarebbe derivato dal prodigio avvenuto al momento della riconquista del Tempio da parte delle truppe degli Asmonei: i soldati ebrei, infatti, giunti nel Santuario, avrebbero trovato una minima quantità di olio bastante per illuminare la menorah solo per un giorno. Grazie a un miracolo, però, quel poco bastò a mantenere acceso il lume sacro per otto giorni.

Sebbene nella festa di hanukkah, ignota alla Bibbia ebraica, si possa cogliere una concomitanza, per lo meno temporale, con le celebrazioni del Solstizio d’inverno, diffuse in varie tradizioni antiche, la leggenda dell’olio prodigioso istituisce una continuità simbolica tra gli otto lumi della hanukkiyyah e la menorah del Tempio, come se il cerimoniale ieratico fosse stato, almeno in parte, trasposto nel candelabro domestico.

Il ner tamid (letteralmente “luce perpetua”) fa invece parte del corredo sinagogale ed è un singolo lume, di solito pendente dal soffitto e viene mantenuto sempre acceso di fronte all’armadio sacro.”

In età medievale, con l’affermarsi del lessico cabbalistico, l’immagine della menorah si arricchì di un significato connesso alla dottrina dell’albero delle Sefirot. Ma questo è un altro discorso.

Torniamo al Candelabro G.Busi, op.cit. pp.567-568):

“Quando i Greci penetrarono nel Tempio, contaminarono tutto l’olio che Vi si trovava. Allorchè il partito degli Asmonei ebbe la meglio e consegui la vittoria, si esaminarono le scorte ma si trovò che solo un’ampolla, con l’olio per il sigillo del sommo sacerdote, non era stata impura. Il contenuto sarebbe bastato ad accendere il lume per un solo giorno, ma avvenne un miracolo e durò per otto giorni; l’anno successivo si indusse, pertanto, una festa di otto giorni.”

Ed adesso sentiamo cosa dice Esodo 25. 31: Farai un candelabro di oro puro: è la Comunità di Israele. E continua:

““Candelabro, il suo piede e il suo fusto saranno lavorati al martello, i suoi calici, i suoi boccioli e i suoi fiori (ibid.)””

“Perché vengono specificati in questo modo?

Perché IL SUO PIEDE indica il capo del Sinedrio;

IL SUO FUSTO significa il presidente del tribunale rabbinico

I SUOI CALICI sono i dottori

I SUOI BOCCIOLI sono gli studenti

I SUOI FIORI sono i fanciulli che frequentano la scuola TUTTI IN UN SOL PEZZO CON ESSO.””

candeliere ebraico pasimeniUna corrispondenza mistica tra la menorah del Tempio e la lampada di Hanukkah è proposta da Yosef Giqatilla in sa’are orah 8, che approfondisce il legame con le dieci sefirot, ma come abbiamo detto, questo sarà oggetto di un altro discorso.

Per finire, diamo un veloce glossario dei termini usati:

Hanukkah: “dedicazione”. Festa che si celebra in memoria della riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme fatta da Giuda Maccabeo (164 a.C.) dopo la profanazione di Antioco Epifane. Dura otto giorni, a partire dal 25 Kislew, ed è caratterizzata dall’accensione dei lumi, uno per sera.

Kislew: mese del calendario ebraico. Corrisponde a Novembre-Dicembre.

Qabbalah: “ricezione”. La parola indica gli insegnamenti esoterici del misticismo ebraico, specialmente nelle forme che questi assunsero nel Medioevo, a partire dalla fine del XII secolo.

Sefirah (PI.Sefirot): ciascuno dei dieci stadi del manifestarsi di Dio nel cosmo. L’insieme delle dieci Sefirot forma, nella qabbalah, il cosiddetto “albero sefirotico” attraverso cui l’energia divina si diffonde nel creato.

Resta da scoprire come questa pietra si trovi o sia arrivata a Mesagne. La Chiesa della Madonna della Misericordia, come la vediamo oggi è degli inizi del 1500. Ma è costruita su preesistenti cripte basiliani e delubri per i pellegrini su una importante arteria che da Napoli conduceva a Lecce ed a Otranto.

La ricerca continua.

 

Mesagne 7 gennaio 2013 – San Raimondo

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