Oliva (Pd): Lecce capitale della cultura europea 2019, concrete possibilità.



Continua, dopo il superamento della prima, complicata fase di selezione, la corsa di Lecce al titolo di Capitale Europea della Cultura 2019 con le città italiane rimaste in gara: Siena, Matera, Cagliari, Perugia-Assisi e Ravenna.


Considerato il percorso che il coordinatore Airan Berg (manager culturale già coordinatore per le performing arts di Linz 2009) sta realizzando già dalla scorsa primavera, la possibilità che Lecce diventi davvero la capitale europea 2019 comincia a sembrare molto concreta.
Mi preme sottolineare che questo percorso è sostenuto non solo dalla provincia di Lecce ma dall’intero territorio brindisino: a tal fine sono stati realizzati un gran numero di incontri aperti a tutti, non solo agli operatori culturali. Infatti i temi sui quali il dossier di candidatura, presentato lo scorso settembre alla commissione di valutazione, ha puntato, ricoprono tutti gli ambiti della nostra vita.

Partendo dallo slogan identificato nel claim “Reinventare EUtopia”, sono state individuate una serie di 8 utopie sulle quali lavorare nel corso dei prossimi mesi, per concretizzare la proposta progettuale: Democratopia, Polistopia, Edutopia, Talentopia, Profittopia, Ecotopia, Esperentopia e infine Artopia. Variabili fondamentali per far ricadere la scelta della commissione saranno la “dimensione europea del progetto” e il tema “la città ai cittadini”.


Lo scorso 17 dicembre si è tenuto a Brindisi, nella sede della Fondazione Nuovo Teatro Verdi, uno dei tanti LUAC (Laboratori Urbani Aperti Creativi) che il team di Lecce2019 sta portando in giro per le province di Lecce e Brindisi dalla scorsa estate. Purtroppo l’incontro, contrariamente ai precedenti, ha visto la partecipazione di pochissimi operatori, per lo più del settore culturale e ambientale. Ora, a prescindere da qualche carenza delle modalità di comunicazione, sarebbe molto importante che passasse il messaggio che anche la provincia di Brindisi è parte integrante del processo di candidatura, che questo territorio può e anzi deve puntare ad entrare nel programma che verrà elaborato per il 2019 e che soprattutto questa candidatura deve essere vissuta per quel che è, ossia una grande occasione di valorizzazione della nostra terra, da sempre sottovalutata e scarsamente considerata, pur essendo il punto di arrivo per tutti coloro che approdano in terra salentina.
Un territorio, quello brindisino, ricco di risorse culturali, umane, storiche, artistiche, archeologiche, ambientali, territoriali, ancora da scoprire e far scoprire: perché se non si è capaci di raccontare un territorio, non si può divulgarlo! E per raccontare un territorio bisogna prima di tutto conoscerlo, amarlo, preservarlo, e difenderlo con le unghie e con i denti.
Una terra a naturale vocazione turistica trasformata in polo industriale chimico da una visione miope quando non decisamente opportunistica.

Luogo di approdo e ponte con il mediterraneo che non riesce a decollare, nonostante svariati investimenti evidentemente a pioggia e non strategicamente pianificati (benché alcune linee di intervento siano state fornite anche in sede di pianificazione strategica di Area Vasta, nel 2008, rimaste, ahinoi, sulla carta).
Non resta che prendere coscienza di quel che può significare per noi questa candidatura, partendo dalle infinite trasformazioni che la designazione a capitale europea ha apportato nelle città coinvolte negli anni passati (si veda il caso di distretti industriali come quello tedesco della Ruhr, interamente riconvertiti in aree culturali e distretti creativi, ad esempio) e dare una sferzata al dinamismo locale che, seppur esistente, spesso si segmenta in tante piccole o grandi “sette” poco disposte ad interagire tra loro.
Campanilismi di vario genere impediscono infatti la messa in rete di quello che ritengo essere il più importante valore che la cultura e il patrimonio culturale possano generare: il capitale relazionale che dovrebbe essere alla base di ogni azione e pianificazione pre-strategica del comparto cultura.
Se non si coinvolge la comunità non si potrà sperare che la stessa si senta partecipe di un progetto potenzialmente rivoluzionario come quello che è in atto nel Salento allargato, del quale anche noi facciamo parte.


Ed a maggior ragione il discorso vale ancora di più oggi, considerata l’approvazione alla Camera del “Programma Italia 2019”, promosso dalle vicepresidenti della Camera e del Senato (Marina Sereni e Linda Lanzillotta del Partito Democratico), con l’Associazione delle Città d’Arte e Cultura Cidac, che, avvalendosi di fondi europei, nazionali, locali e privati, punta a sostenere non solo la Capitale italiana che verrà scelta per il 2019, ma anche tutte le altre concorrenti, così da non disperdere gli sforzi realizzati dalle stesse e rendere finalmente leva strategica di sviluppo il tanto sottovalutato comparto culturale.



ILARIA OLIVA - RESPONSABILE CULTURA E ISTRUZIONE PARTITO DEMOCRATICO DI BRINDISI

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