Il tuppo e la matita (di Carmelo Colelli).

Una storia vera, per dire grazie a tutti gli insegnanti, che insegnano con amore,

che fanno crescere giorno dopo giorno il desiderio in ogni ragazzo di conoscere e di sapere, che trasformano i ragazzi in uomini liberi.

Buon lavoro a tutti.

Il tuppo e la matita

Sono passati oramai quasi cinquant’anni dal giorno che la incontrai per la prima volta. Ha turbato per due anni interi le mie notti, nei miei sogni c’era lei, sempre lei, nei miei risvegli ancora lei. Non riuscivo a togliermela dalla testa, tanto è vero, che la ricordo ancora.

Era la mia professoressa di Storia e Geografia, della seconda media, l’anno scolastico lo ometto per dovere di privacy.

Ho ancora nei miei occhi il suo sguardo penetrante, risento ancora oggi la sua voce, mi sento ancora chiamare: “Colelli!”

Ricordo il suo volto incorniciato da un paio di occhiali neri, il “tuppo” dei capelli neri corvini brillantinati, (oleati), alto sulla testa, il grembiule nero, lei, l’unica col grembiule nero. Ricordo il suo passo militare, lo si udiva dall’inizio del corridoio, la sua voce acuta e stridula, penetrava nelle mie orecchie e rimaneva lì per molto tempo.

Il suo “amore”, nei miei confronti, mi stava inducendo ad odiare la scuola.

Grazie alla bocciatura in II^ media, cambiai scuola e anche vita, da quel momento inizio ad amare la scuola e lo studio, grazie ad altri insegnanti che mi porto nel cuore.

Tanti sono stati i professori dalla scuola media all’università: li ricordo uno per uno, ognuno di loro mi ha dato tanto, in questo momento li rivedo e mi sembra di risentire la loro voce, i loro consigli.

Di uno ho un ricordo molto particolare, era il professore di disegno del secondo anno del corso per geometri, dopo che ci eravamo presentati, esordì con questa frase:

“La matita è come la fidanzata! Dovete portarla sempre con voi!”

Era l’Ottobre del lontano 1969.

Quella frase scatenò in me interesse per il disegno, per la rappresentazione, per l’osservazione, per la ricerca, tanta curiosità.

Dopo tanti anni, la matita la porto ancora con me, negli anni è diventata moglie, amante, compagna, amica, non mi ha mai tradito, a volte sembra che mi dica: ”Ti ricordi del professore?”, ed io sorrido guardandola.

Carmelo Colelli

Bari 14 Settembre 2015

 

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