L'ultimo spillo

Non ci resta che piangere.

Questo è l’ultimo spillo, l’ultima volta che punge. Qualcuno non sa ridere, non vuole ridere e si capisce, perché non appartiene al popolo, alla povera gente che, invece, ama ridere nonostante tutti i problemi e le angherie, perché ridere è liberatorio, perché mette alla berlina il potere ed il potente, o chi si ritiene tale, di turno. Ma i potenti non sanno ridere, prendono tutto sul serio e per loro il potere è un affare serio, ne va dell’immagine e, in ultima analisi, del portafoglio. Eppure mai nome fu scritto, proprio perché ogni spillo poteva e doveva essere trasversale, perché colpiva i vizi e talvolta esaltava le virtù.

In definitiva è stato un gioco che ha fatto, come si dice a Mesagne, brušcari qualcuno che non si è reso conto della bellezza del gioco e del riso. Eppure il clima che si respira, non solo nella nostra Mesagne, avrebbe richiesto maggiore serenità e serietà, quella vera e non quella finta di alcuni potenti che a parole si dicono democratici ma quando si esercita il punto più alto della democrazia, appunto l’ironia contro il potere e i vizi umani, allora minacciano e si arrabbiano.

La finiamo qui, felici che lo spillo abbia punto. Ora tocca al popolo mesagnese continuare a pungere. In caso contrario, a tutti non resterà che piangere

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