Monumento nazionale al marinaio d’Italia

«Quando si arriva alla scalea, che sopra ha le colonne dell'Appia, il lungomare,

con la sua curva garbata ci ha guidato come a un traguardo: e, in fondo, quasi neppure s'è avvertito il Monumento al Marinaio, che allora parve così presuntuoso nella facile astrazione del timone, estolto a simbolo, più che di una classe, di un'epoca che proprio timone non ebbe».

Cesare Brandi, Viaggio nella Grecia antica

Paolo Buzzi, in Elica ad Est, scrisse un commosso commento al grande timone che si erge sulla sponda settentrionale del seno di ponente del porto di Brindisi: «Brindisi era là, baciata dalla nuova alba, con l’enorme timone color cera del Monumento agli Eroi del mare che tagliava il paesaggio della sua barra suggestivamente oggettiva. – Finalmente un simbolo antiretorico!- disse Enzo osservando la Mole dall’oblò della cabina. – Qui i porti non c’entrano! Se qualcuno sognò, fu il carpentiere…Ancilla dovette salire sul ponte. L’oblò le decurtava l’emozione ottica. La si vide tracciar dei segni elettrici con la manina nervosa sopra il taccuino delle impressioni personali. Noi, i carpentieri non c’entravano proprio! Erano dei poeti, che avevano tagliato, dalla terra, quella gran fetta di gloria solida in faccia al mare d’Ovidio e di Virgilio».

Grande è stato l’impatto del monumento al Marinaio d’Italia, nella storia e nella cultura di Brindisi, incidendo fortemente anche nella definizione dello sviluppo urbanistico della città. Constantin Brâncuși rilevò che  «Un monumento dipende dal luogo che s'è scelto per erigerlo, dal modo in cui il sole si alzerà e tramonterà sopra di esso, dalla materia che lo avvolge».

Per il monumento brindisino può valere, in certo senso, ciò che scrisse Ennio Flaiano, in Diario notturno: «In Italia i boschi e gli antichi monumenti godono di questo privilegio, di non restare estranei alla vita ma di essere considerati luoghi familiari, e non meta di vagabondaggi estetici ma di imperiose necessità… I popoli vecchi – diceva Nietzsche – hanno la tendenza a monumentarsi. Qui in Italia non si finirebbe mai».

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