Americani a Mesagne (L’ebreo errante)

Ero stato invitato per un fine settimana a Paestum per una visita alla zona archeologica

e mi interessava vedere da vicino il tempio di Atena perché avevo avuto notizia che era stato costruito con le stesse modalità utilizzate per il Partenone di Atene. Fonti accreditate parlano dell’utilizzo, per la parte anteriore di questi due monumenti, della successione di Fibonacci.

Quel fine settimana mentre osservavo il tempio di Atena sento la guida dire: finalmente un gruppo italiano! Non ne potevo più; negli ultimi cinque giorni mi sono capitati tutti gruppi di Americani, sì statunitensi!

La guida, una simpatica e giovane ragazza del posto dopo oltre un’ora di comunicazioni si concesse una pausa di una ventina di minuti; mi avvicinai e chiesi, facendo intendere che era soltanto una mia curiosità, perché si era lamentata tanto dei turisti americani.

“Semplice, mi disse sorridendo! con gli americani non si possono citare i greci, i romani, il mondo antico in genere. Non conoscono nulla, per ovvie ragioni. Per loro la storia parte dal Far West dai nativi americani in poi e siccome sono egocentrici tutto quel che noi raccontiamo, tutti i contesti storici che noi citiamo non suscitano più di tanto il loro interesse. Quel che da loro non è conosciuto, non esiste! Per questo quando in Italia è venuto Obama nel marzo del 2014 ha voluto una guida espressamente per lui per visitare il Colosseo e capire effettivamente come stavano le cose, prima degli indiani d’America”.

Un aneddoto simpatico, vissuto in prima persona perché non conoscevo questa tendenza degli americani e sono certo che quanto meno Obama e molti altri americani la storia, anche quella dei Greci e dei Romani, la conoscono.

Mentre ascoltavo la guida un volo pindarico mi riportava a Mesagne, al contesto culturale, alle vicende che ha visto la città candidata nella finale nazionale a capitale della cultura e poi alla successiva proclamazione per il 2023 di capitale della cultura pugliese.

Una serie di attività come mostre, presentazioni di libri, spettacoli teatrali. In tutto questo anche attività della biblioteca e del museo civico “U. Granafei” con ampi comunicati stampa inviti, presenze sui social.

E forse è il caso di dire che, soprattutto nelle attività della biblioteca e del Museo, il comportamento è uguale a quello degli americani menzionati a Paestum ossia il tutto comincia da quando si sono insediati gli amministratori attuali e i responsabili del settore cultura, doverosamente da dire, con qualche eccezione.

Ancora sono in vita alcuni concittadini che nel periodo 1970-1975 riuscirono a salvare una biblioteca abbandonata ed a ritrovare nell’Archivio di città, una scatola di cartone con i pochi reperti che si erano salvati dai saccheggi perpetrati nei decenni precedenti.

È indubbio che se non ci fosse stato quel manipolo di giovani in quel periodo che lavoravano in un contesto di anziani che erano molto lontani dalle questioni culturali, le più elementari, molte cose, oggi non ci sarebbero.

Cito, come esempio, il riconoscimento per riattivare il Museo con la nuova normativa attraverso amicizie e contatti personali con Gino Felice Loporto, Dinu Adamesteanu, Giuseppe Andreassi, Assunta Cocchiaro, Ciro Santoro, Cesare Marangio e tanti altri.

Probabilmente, negli anni successivi qualcun altro avrebbe sollevato la questione con forti perplessità di riuscita, visto il tentativo di accorpare quanto più possibile strutture come i Musei, per ovvi motivi di costi.

Al momento, quel che abbiamo oggi è frutto di un impegno che all’epoca fu svolto gratuitamente da alcuni consiglieri e assessori comunali che garantivano il tutto in modo gratuito. Non c’erano né stipendi, né indennità di qualsiasi genere per gli amministratori!

Oggi, vengono diffusi comunicati per i successi di carattere culturale, conosciuti dalla città ma personalmente provo un po’ di rammarico perché non un pensiero un qualsiasi ringraziamento ufficiale e neanche una telefonata per coloro, pochissimi sopravvissuti dopo 50 anni che in quegli anni si sono impegnati per costruire in città dei punti di riferimento per il recupero della storia che ha permesso a Mesagne presidi di cultura e legalità!

Per tale motivo penso che gli attuali amministratori e responsabili delle sorti della città non siano molto diversi dalla pletora di turisti che dimenticano la storia effettiva e cominciano a contare da quando sull’orizzonte politico sono apparsi loro.

L‘ebreo errante.

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