“Molto plurale per nulla” - di Anna Rita Pinto

Siamo talmente abituati ad essere sempre presenti sui social e a commentare in tempo reale qualunque cosa accada

- come se fossimo sempre esperti su ogni cosa - che se ogni tanto ci prendessimo lo stesso tempo per riflettere proprio sulle medesime cose, forse ci accorgeremmo di quanta responsabilità ognuno di noi ha in questo lento declino sociale a cui inevitabilmente assistiamo e che io chiamo: “molto plurale per nulla”.

Basti pensare al clochard ganese massacrato per noia probabilmente da due sedicenni; ai genitori del ragazzo che ha accoltellato la prof in classe che hanno annunciano ricorso perché il figlio è stato bocciato; all'hotel Astor nel quale doveva scomparire la piccola Kataleya prima che intervenissero i servizi sociali per ricollocare altrove tutte quelle famiglie di disperati; ai The Borderline, autori di numerosi sfide social e ora anche ritenuti responsabili della morte del piccolo Manuel, seguiti da circa 600mila giovani followers che probabilmente anelavano alle loro prodezze, oppure, in ultimo, a una madre e una figlia, forse maggiorenne da una manciata di giorni, che oggi – viste coi miei occhi e ascoltate con le mie orecchie – sono uscite da uno studio medico estetico con le labbra rimpolpate a canotto e che in cinque minuti di conversazione non hanno azzeccato nemmeno un congiuntivo.

Ecco, se solo ci fermassimo ad osservare, ascoltare e pensare a tutto questo, più che parlare, commentare, giudicare e innalzarci a giustizieri senza macchia e senza peccato, forse troveremmo in ognuna di queste persone, responsabili a vario titolo di tutto ciò che non ci piace, anche una parte di noi, probabilmente la peggiore: una volta quella di genitore incapace, un’altra quella di figlio irresponsabile, un’altra ancora quella di passante indifferente e così via. Le cose non cambiano da sole o per magia, ma mi piace credere che se è vero che le azioni negative di un singolo possono addirittura influenzare la collettività, allora può essere possibile anche il contrario. Almeno proviamoci.

Anna Rita Pinto

22.6.2023

 

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