Sarà Bevilacqua interpreta la madre di un innocente ucciso dalla mala barese. Giovedì a teatro.

È la sera del 12 luglio 2001, a Bari vecchia Michele Fazio, un bravo ragazzo di 16 anni sta rientrando a casa

con delle pizze per cenare con i suoi genitori, improvvisamente si sentono degli spari, pochi attimi, un proiettile lo colpisce alla testa e cade riverso per terra, tutti scappano lasciandolo solo. È un innocente che si trova coinvolto in una sparatoria tra clan mafiosi rivali, i Capriati e gli Strisciuglio, un colpo diretto a un esponente di quest’ultimo clan manca il bersaglio e colpisce il ragazzo spezzando in un attimo progetti, sogni e slanci di vita. Vittima innocente della mafia, diranno poi le carte processuali. La morte di Michele lascia una ferita profonda nel cuore della sua famiglia, ma proprio da quel dolore per una morte così assurda e ingiusta, Pinuccio e Lella, genitori del ragazzo, hanno avuto la forza di trasformare la rabbia in azione civica di giustizia e di legalità, in una testimonianza forte e vera che non batte il sentiero della vendetta, che li porta spesso a parlare ai ragazzi delle scuole per raccontare la storia di Michele, una storia di rinascita anche per Bari vecchia. Ed è proprio la voce della madre Lella che viene portata sul palcoscenico dall’attrice brindisina Sara Bevilacqua che cura anche la regia nel monologo intitolato “Stoc  ddò – Io sto qua”, per il quinto appuntamento della stagione teatrale di Mesagne che si terrà giovedì 9 marzo presso il locale teatro. Lella, madre indomita, decide di non girare più la testa dall’altra parte, decide di urlare tutto il suo dolore e la sua rabbia, impone le esigenze della giustizia ai clan, denunciando, testimoniando, puntando gli occhi negli occhi di chi vuole imporle il silenzio: stoc ddo’, sto qui, vi aspetto, con l’uscio aperto e le finestre spalancate, senza paura e senza resa, un esplicito contraltare al cerchio chiuso della malavita. Una lezione magistrale quella di Lella che arriverà persino a perdonare l’assassino del suo ragazzo, un gesto, quello del perdono e di tendere la mano che solo l’inarrivabile amore di una madre può compiere. Il testo è stato scritto da Osvaldo Capraro, disegno luci di Paolo Mongelli, organizzazione di Daniele Guarini, la produzione è di Meridiani perduti. La stagione teatrale di Mesagne quest’anno si sta caratterizzando per la rappresentazione di opere di notevole impegno civile, in particolare attraverso i monologhi che a fine stagione saranno cinque su otto serate, forse un mix più ampio e diversificato di generi teatrali sarebbe egualmente apprezzato dall’attento pubblico che segue le opere.

Giovanni Galeone

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