Il Gallo e le stelle presenti nei piatti di ceramica pugliesi.

Se qualcuno facesse una ricerca sul Gallo e sul suo significato simbolico riuscirebbe a trovare una miriade di significati.

In tutto il mondo, in ogni continente, il Gallo è presente come portatore di luce, simbolo di confine tra vita e morte, di tradimento, premonitore di eventi, ecc. ecc.

Tutti ricordiamo la celebre citazione “prima che il Gallo canti, Pietro mi rinnegherai tre volte” dei Vangeli; la tradizione popolare, in effetti, affida al Gallo simbolicamente anche la vigilanza, l'ardire, la vittoria e la salute ed addirittura l’accostamento alla divinità Mercurio sia nell’antica Grecia, sia in Roma.

Quello che però si vuol trattare con questo articolo è qualcosa che riguarda i pugliesi, il gallo rappresentato nelle ceramiche, in particolare in quelle di Grottaglie, noto per la sua antica produzione.

L’animale era già presente in manufatti del VI sec. A.C., conservati nel museo della ceramica di Grottaglie. All’inizio del ‘900 la rappresentazione del Gallo nelle ceramiche, piatti in particolar modo, ha registrato una evoluzione pittorica con l’animale disegnato impettito ed altezzoso e con una colorazione molto più decisa.

Gli storici della ceramica attribuiscono all’artista di Grottaglie Luigi Motolese (1879-1952) l’utilizzo del Gallo su tutte le stoviglie che produceva, con una nuova composizione che è rimasta nell’atteggiamento e nei colori fino ai nostri giorni.

E non solo Grottaglie ma anche nel Salento, in particolare a Cutrofiano, altro significativo luogo di produzione di ceramica (fabbrica Colì in primis), il Gallo ormai è diventato una componente importante ed un segno distintivo di tutta la produzione nel settore delle stoviglie in genere.

Negli appunti di ricerche di mio padre ho rinvenuto alcune notizie interessanti; ho letto, infatti, che fino agli inizi degli anni ’60, non appena fu terminata la ricostruzione a Nord del convento del Carmine, vi era una ditta che lavorava l’argilla per fare manufatti come “piatti, mmili, pignati” ma anche cose pregevoli artisticamente come statuine per presepi. Fu uno di questi pignatari che disse a mio nonno Domenico, geometra che dirigeva i lavori dei cantieri del Carmine, che la motivazione per disegnare il gallo sulle stoviglie era molto semplice.

Un tempo non si mangiava molta carne ed il gallo era il simbolo dell’abbondanza. Lo si mangiava, generalmente, il giorno dei festeggiamenti del patrono della città. Ed infatti, a Mesagne vi era la consuetudine di mangiare quello che era chiamato lu jadduzzu proprio il 16 di luglio ricorrenza della Madonna del Carmine, Santa patrona! I ceramisti, così, lo disegnavano nel piatto ed in ogni stoviglia che producevano.

Oltre al Gallo, in molti piatti sono riprodotti i cinque puntini di colore blu che dovrebbero rappresentare le stelle. Alcune volte sono presenti da sole, altre volte ai bordi del piatto dove al centro era disegnato il gallo.

Si diceva un tempo, quando non si aveva da lavorare il giorno, si uardava lu soli e quando a sera non si aveva nulla da mangiare si uardaunu li stelli

Mio padre mi ha detto che quanto riportato, a proposito di queste ultime notizie, deve essere considerato solo ipotesi nell’ambito delle tradizioni popolari, perché pervenuto a noi per via orale.

Erika Giordano 08.09.2022

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