“Diversi ma alla pari” di Anna Rita Pinto

Vista la settimana appena conclusa nella quale ci sono stati molti eventi per celebrare la “giornata internazionale della donna”,

vorrei parlare di ciò che si sta facendo sul territorio in merito alla parità di genere e alla visibilità femminile, argomenti dibattuti, soprattutto negli ultimi anni, in ogni settore.

Nello specifico, come Presidente in carica della commissione pari opportunità politiche di genere e diritti civili della città di Mesagne, ho il piacere di comunicare che insieme ad altre commissioni della provincia, ovvero dei comuni di Brindisi; Ceglie Messapica; Cisternino; Francavilla Fontana e San Vito dei Normanni, siamo promotori di un atto che abbiamo redatto e sottoscritto, per la creazione di una “rete di comuni per la visibilità femminile”.

Un documento formale che segna un passo tangibile di collaborazione tra le commissioni e i comuni che queste rappresentano, ai quali si chiede l’applicazione immediata di alcuni regolamenti sul tema per dare il via ad alcune buone prassi a sostegno della visibilità femminile.

Perché, se è pur vero che vi sono questioni più urgenti da risolvere, è altrettanto vero che ruolo delle commissioni è sollecitare le amministrazioni a favorire processi e riforme, in coerenza con i principi sanciti dalla Costituzione, che tanto si rendono necessari quando il loro superamento richiede solo la volontà della politica e non comporta nessun costo economico.

I primi regolamenti su cui abbiamo chiesto ai Comuni aderenti di lavorare sono:

  1. Quello sulla toponomastica, che spinga le amministrazioni a favorire la rappresentanza di genere in occasione di ogni intitolazione di via o piazza. Ad oggi quelle poche figure di donne ricordate sono spesso martiri, sante o benefattrici, quasi mai donne con ruoli di responsabilità nella società in ambito scientifico, culturale e politico.
  2. Quello sul linguaggio rispettoso della donna, non discriminatorio e inclusivo del femminile in tutti gli atti, che preveda l’uso di nomi collettivi che includano i generi (persone anziché uomini, lavoratori e lavoratrici anziché solo lavoratori, ecc). Perché per un reale processo di evoluzione, è necessario partire dal corretto uso della parola: ciò che non si dice non esiste.
  3. Quello sull’attribuzione del doppio cognome, attraverso la pubblicità sul sito istituzionale del proprio Comune e la pubblicazione di locandine presso gli Uffici anagrafe. A seguito della pronuncia 286/16 della Corte costituzionale, questa è una possibilità, ancora poco nota, che ogni coppia ha facoltà di valutare, anche se è ancora vincolata alla volontà e al consenso del padre.

Stabilito ciò è chiaro che c’è ancora molto da fare, ma se si vuole sperare di risolvere problemi più grandi, come quello della violenza di genere o della disparità salariale tra uomini e donne, allora è necessario lavorare da molto prima: dall’educazione dei più piccoli, dei maschi e delle femmine, al fine di seminare in ognuno di loro il concetto di rispetto, di sé stessi e degli altri, così come della comprensione della differenza che esiste tra uguaglianza e parità. Perché, proprio per tornare al significato delle parole, questi due termini hanno un significato diverso.

Nessuno nega che uomini e donne siano diversi, e per fortuna è così, altrimenti sarebbe una noia mortale e tutto il sistema di equilibrio sociale e relazionale salterebbe. La parità, però, si riferisce alla pari dignità, alla pari opportunità, al pari rispetto, alla pari possibilità di svolgere un lavoro, di prendere lo stesso salario o di fare carriera, così come di esprimere un pensiero o compiere un’azione.

Pari diritti e pari doveri insomma, nel lavoro, nella società, in famiglia e con i figli.

Perciò quello che le commissioni, ancora troppo poche su tutto il territorio nazionale, sperano di seminare nella cittadinanza, è semplicemente il concetto che nessuno, al di là del genere a cui appartiene, coltivi nella sua personalità il concetto di sudditanza, perché questo, a cascata, ricadrebbe su un modello sociale scorretto, sbilanciato e inevitabilmente discriminatorio.

Dunque ciò che le commissioni impegnate in questa rete si augurano è che ognuno, a partire dal basso, provi a ristabilire quell’equilibrio che si è perso affinché l’uomo possa prendere il meglio dalle donne e la donna il meglio dagli uomini, non il contrario come spesso accade.

Perché possano compensarsi, non competere. Insieme, diversi ma alla pari.

Anna Rita Pinto

13.03.2022

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.