Vivere l’Amore (di Carmelo Colelli)

Carissima Iole,

buona giornata, ho scelto di scriverti perché ho tante cose da raccontarti, al telefono non potevo, accanto a me c’è sempre qualcuno, invece, quando ho voglia di scrivere, rimango sola nella mia stanza, quella che ti mostrai quando sei venuta qualche anno fa a trovarmi, in quella struttura per anziani, quella grande con la pineta, il giardino con i fiori, certo non tutto l’anno ci sono i fiori, solo durante il loro periodo, un po' come la giovinezza, questa non c’è sempre c’è solo in un determinato periodo della nostra vita, e come per i fiori occorre respirare il suo profumo e vivere la sua bellezza quando c’è, in fondo una balaustra e poi il mare, da lì molte sere mi incanto ad osservare i tramonti, sai sono uno diverso dall’altro, uno un po' più rosso, uno meno, in tutti però il sole cala giù nell’acqua e giunge la sera.

Le sere su quella balaustra, guardando il mare e il sole che tramonta, penso, snocciolo la mia vita grano dopo grano, mi rivedo bambina, adolescente, giovane, sposa, madre, nonna, a volte mi pare di rivivere qui momenti, sento il cuore palpitare, apro gli occhi e guardo il cielo.

Mentre scrivo, ho il piacere di immaginarti nella tua casa, seduta sulla poltrona vicino alla finestra, che guardi fuori l’albero fiorito a primavera e spoglio d’inverno, il tuo cagnolino seduto ai tuoi piedi, sul tavolino una catasta di libri, leggere è sempre stata la tua passione, sin da quando andavamo al liceo.

Sai i ricordi mi rallegrano le giornate, anche se devo confessarti che da un po' di tempo le mie giornate, non sono più vuote, sono cambiate, sono ricche, armoniose, ho la gioia di viverle tutte, quelle che sono ancora nel mio calendario, istante per istante, con la stessa intensità.

Iole aspetta, continua a leggere, piano ti racconterò tutto, come facevamo da ragazzine, quando ci confessavano le prime cottarelle o quando ci confidavamo che eravamo tanto innamorate.

Ho aspettato un po' prima di scriverti, occorreva che io trovassi le parole giuste, per comunicarti che:

“Sto vivendo l’Amore”.

Non ridere, lo so che ora stai ridendo come quando avevamo sedici anni e venivo a raccontarti … questa volta è diverso, ora non sono follemente innamorata, ora sto vivendo l’amore, è diverso, credimi! Molto diverso.

Percepisco la tua domanda, la solita, anzi le solite domande tutte in fila: “Chi è?” “Com’è?” “Che fa?” “Come si chiama?” “Quando me lo fai conoscere?” ecc.

Andiamo per ordine, l’ordine però questa volta lo scelgo io, si chiama Carlo, ha ottantatré anni, ha tre figli e sette nipoti, frequentava la nostra stessa università.

Negli stessi anni, tu frequentavi Chimica, io Matematica, lui Ingegneria, eravamo tutti nello stesso Campus Universitario ma non ci eravamo mai incontrati, nemmeno per strada, girovagando per le vie della nostra città.

Iole non correre, lo so dove vuoi arrivare, so cosa vuoi sapere, no, non c’è stato nulla, non è più necessario alla nostra età, ora è diverso, noi ora stiamo vivendo l’amore.

Lui è arrivato circa sei mesi fa, non lo hanno costretto è stata sua la scelta di venire qui, desiderava essere libero e non infastidire nessuno dei tre figli, anche se loro avrebbero voluto che fosse rimasto nella sua casa con la badante, lui, invece, testardo, un po' l’ho è davvero, ha insistito per venire proprio in questa residenza.

Ricordo il giorno del suo arrivo, camminava piano con un bastone, attorniato da figli e nuore, aveva un volto sereno, dopo aver salutato i parenti, fece le prime presentazioni e si accomodò in una delle tante poltrone.

Nei giorni seguenti lo osservai, aveva qualcosa di particolare che mi colpiva, era gentile con tutti, amava leggere, dialogava con calma, era interessato a vari argomenti e su tutti era molto preparato.

Un giorno capitammo allo stesso tavolo per il pranzo, uno di fronte all’altro, lui sempre gentile e cordiale con tutti i commensali, lui parlava ed io in silenzio guardavo i suoi occhi grandi e scuri, i suoi folti capelli bianchi, le sue mani, il suo viso, ero incantata, sognavo ad occhi aperti, ma cosa sognavo poi alla mia età, mi sentivo strana, fu la sua voce che mi fece uscire dall’incanto:

“Flora, perché non mangi, si fredda”

spaesata lo guardai dritto negli occhi, mi aveva chiamato per nome, si era interessato a me, con un fare gentile diverso dal suo agire quotidiano verso tutti, ero in un mondo fantastico, gli risposi:

“Grazie Carlo, adesso mangio anch’io”

presi il cucchiaio e iniziai a mangiare le ottime lenticchie. Continuammo a parlare del più e del meno, per tutto il pranzo fu gentile e premuroso.

Andammo a riposare come ogni pomeriggio, non riuscii ad addormentarmi, tornavo a pensare alla sua gentilezza, al suo garbo, alla sua premura verso di me.

Quando capitavamo vicini era bello dialogare, raccontare pezzi della nostra vita, mi disse che era un ingegnere, amava la fotografia, il disegno, l’arte in generale, scoprii che avevamo alcuni interessi in comune.

Lui ama molto parlare ed io amo ascoltarlo.

Come ti ho detto carissima amica mia, la sera andiamo sulla balaustra di fronte al mare ad osservare il tramonto, ora ci andiamo sempre insieme, ci sediamo vicini, parliamo ed osserviamo la bellezza di fronte a noi.

Una sera mentre osservavamo il lento calare del sole mi ha detto:

“Il giorno, che sta finendo, saluta, con il rosso della passione, gli uomini che lo hanno arricchito con le loro storie ed i loro amori, col rosso del fuoco, la madre notte gravida del nuovo giorno.

I giorni passano, non muoiono, vivono per sempre, conservano gelosamente quello che hanno visto e vissuto.”

Lo guardavo e guardavo il sole, i nostri occhi si incrociarono, rimase anche lui in silenzio, continuando a guardarlo gli dissi:

“Carlo è molto bello quello che hai detto, un po' mi appartiene, ho amato tanto nella mia vita, ho arricchito tanto i giorni, ho arricchito me stessa amando”

una lacrima mi scese sul viso, il cuore batteva più forte, una mano con un fazzoletto di carta, con tantissima delicatezza, mi asciugo la lacrima, era la sua mano, mi toccava per la prima volta, guardai i suoi occhi: luccicavano.

Ero smarrita, confusa, provavo qualcosa mai provato prima, un senso di pienezza, una contentezza che non riesco a narrare, tutto era più bello, anche il sole che stava calando sembrava rallentare la sua discesa per ritardare la sera.

Sono ormai quattro mesi, che siamo insieme, al mattino ci cerchiamo per scambiarci il primo sorriso, cerchiamo di stare vicini per raccontarci i nostri sogni, per sfiorarci il viso con le mani come fanno i bambini, per offrirci l’un l’altro così come siamo.

È molto bello tutto questo, noi non ci vogliamo bene come due vecchietti, non c’è solo dell’affetto tra noi.

Iole è diverso!

“Noi stiamo vivendo l’Amore”.

A presto la tua amica Flora.

Carmelo Colelli

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