Per Angelo Sconosciuto, responsabile Redazione Gazzetta del Mezzogiorno di Brindisi (di Giuseppe Giordano)-

Anche se alcuni eventi li intuisci, anche se l’esperienza della vita vissuta in determinati contesti ti fanno presagire

che alcune cose stanno per accadere, di certo quando apprendi una notizia che speravi, ti spiazza sempre. E questa mattina, quando ho avuto la certezza che il carissimo amico Angelo è stato chiamato alla direzione della redazione di Brindisi della Gazzetta del Mezzogiorno, ho condiviso un momento di apprezzabile gradimento; perché Angelo non è solo l’amico, ma il collega del mondo della stampa che vive la professione dell’informazione in termini di forte correttezza, nel rispetto delle varie posizioni, degli interessi di parte, delle aspirazioni individuali.

A metà degli anni ottanta seguiva la stampa locale ed era affascinato dalle modalità di raccolta della notizia, ma soprattutto era coinvolto quando il momento culturale contingente proponeva l’insolito, il raro, il curioso, quel coacervo che, nel tempo, ha formato il suo entroterra culturale, il suo modus scribendi, un tutto che gli ha permesso, al momento, di essere considerato tra i migliori professionisti della nostra provincia nel difficile mondo dell’informazione!

Che dire? oggi deve essere considerato un punto di arrivo? Penso proprio di no, anzi il contrario, ossia un punto di partenza che non solo comporta un nuovo impegno ma una responsabilità elevata nei confronti di una provincia, quella dell’Alto Salento, spesse volte bistrattata da una classe politica distratta e poco attenta alle esigenze del territorio.

Una città come Brindisi che nell’ultimo mezzo secolo ha perso la propria etnìa, le proprie tradizioni, i propri valori per le inutili «Cattedrali nel deserto» costruite nel tempo (Montecatini, Montepolimeri, Brindisi Nord), ha bisogno di «agitatori della cultura» che riescano a riportare le migliori energie ad un impegno diverso da quello degli anni trascorsi.

Dirigere una redazione difficile come quella di Brindisi che è presente nella specifica organizzazione della Gazzetta da oltre cinquanta anni e che ha visto tanti illustri colleghi da Potì a Stamerra significa accollarsi non solo un lavoro difficile ma soprattutto una responsabilità operativa fuori dal normale.

E vedo Angelo, sempre dietro la solita scrivania, piena zeppa di carte, con una montagna di appunti, di fascicoli che interessano i vari settori dello scibile in linea con l’aforisma di Oscar Wilde che recita: «una scrivania in ordine è sempre sintomo di una mente malata».

Da parte mia ad majora unitamente a segni positivi e afflati di comunione operativa.

Giuseppe Giordano

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