Ubaldo Lay, un celebre mesagnese d’adozione. (di Vito De Guido)

A Ubaldo Lay, attore a tutto tondo anche se spesso identificato, con un vincolo quasi inscindibile, con il personaggio del tenente Sheridan, lasciato immeritatamente nell’oblio per lungo tempo, è doveroso restituire il debito di riconoscenza per tutto il suo sincero affetto che, nella sua costante frequentazione, ha donato a Mesagne, sua città di adozione.

E quindi, lascio alla vostra lettura, un ricordo sia pure parziale, della sua biografia personale e professionale, scusandomi per qualche involontaria omissione.

Ubaldo Bussa (in arte Ubaldo Lay) nasce a Roma il 17 aprile 1917, attore che ha unito in modo indelebile la sua immagine a quella del Tenente Sheridan, il personaggio più famoso da lui interpretato dal 1960 al 1972.

Gli esordi di Ubaldo Lay sono negli spettacoli teatrali dei Gruppi Universitari Fascisti. Il GUF organizza e coordina corsi di preparazione politica, Prelittoriali e Littoriali di cultura, arte e lavoro. Con il teatro sperimentale, le sezioni cinematografiche, radiofoniche e di stampa universitaria, Lay contribuisce al primo dei suoi spettacoli: Una bella domenica di settembre di Ugo Betti, con la regia di Riccardo Mantoni.

Si iscrive, grazie all’interessamento di Silvio D’Amico, all’Accademia nazionale d’arte drammatica, ma deve interrompere gli studi con l’arrivo della seconda guerra mondiale, quando viene chiamato alle armi come ufficiale di fanteria e costretto a partire per il fronte in Jugolasvia.

Dopo l’8 settembre 1943 approda con l’amico Alberto Ciambricco a Bari, dove presta la sua voce alle trasmissioni radiofoniche della stazione Radio Bari controllata dagli alleati.

In questo periodo viene ospitato, insieme ad altri ufficiali, a Mesagne nell’abitazione della famiglia Bogaro dove conosce la futura consorte Olga che sposa il 4 marzo 1944 nella Chiesa Matrice della cittadina messapica.

Il 28 maggio 1944 la compagnia di prosa diretta da Gae Petro debutta al Teatro Piccinni di Bari con la commedia Cicero di Bonelli, la prima organizzata con criteri organici nell’Italia liberata. Il protagonista è Guido Ferri e fra gli interpreti troviamo un giovanissimo Ubaldo Lay che fornisce una buona prova attoriale (come dicono le recensioni del tempo).

Il 30 maggio 1944, sempre nel glorioso Teatro Piccinni di Bari, viene rappresentata la seconda commedia del repertorio Due dozzine di rose scarlatte di De Benedetti con Ubaldo Lay (Verani) che “ha contenuto il personaggio in linee di naturalezza ed ha espresso con abilità i vari momenti della commedia del suo amore”.

Terza rappresentazione al Piccinni, il 4 giugno 1944 con la commedia di G. Romualdi La casa nel parco. Ubaldo Lay (Carlo) recita con “sobrietà e compostezza”.

Un bellissimo ricordo dello scrittore e commediografo barese Vito Maurogiovanni su La Gazzetta del Mezzogiorno del 4 giugno 2004, con il titolo Roma libera! Bandiere in festa al Piccinni. In scena c’erano Silvio Noto e Ubaldo Lay rievoca quel periodo: “ Eravamo al Piccinni, il giorno dopo il 4 giugno 1944. C’era l’ultima rappresentazione di Piccola città di Thornton Wilder, messa in scena dagli attori romani e baresi che recitavano a Radio Bari. Il regista era Alberto Perrini, l’attore Carlo Bressan interpretava il direttore di scena che introduceva i vari personaggi del dramma; ecco Giorgio che piange, ha paura del matrimonio e chiede di tornare a scuola, non vuole diventare vecchio, invoca la madre che non lo ascoltava mai. Impersonava quel giovane nella commedia Ubaldo Lay, allora giovanissimo…..”.

 Torna alla radio, quando viene chiamato da Guglielmo Morandi a far parte della compagnia di prosa Radio Roma: nel giro di otto anni partecipa a 2000 trasmissioni, da Non ti conosco più di De Benedetti (1947) ai Racconti dell’incubo di Poe (1953), passando per Il ritratto di Dorian Grey di Wilde (1949) e Questo piccolo mondo di Coward (1949, regia di Umberto Benedetto).

Nel 1946, dopo la laurea in Legge, debutta al Teatro Quirino di Roma nella rivista musicale Niente abbasso, solo evviva con Luigi Cimara, Anna Proclemer, Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli, entrando poi nella compagnia Merlini-Scelzo.

Dotato di una voce inconfondibile, lavora dal 1950 al 1951 anche alla radio italiana di New York.

Dopo aver lavorato nel cinema in ruoli secondari, in film come Totò Sceicco di Mario Mattoli (1950) e Un giorno in pretura di Steno (1953), esordisce in televisione con Dopo cena di Whotsley (1952, la prima commedia della televisione italiana), insieme a Marisa Mantovani. Partecipa inoltre, nel 1956, allo sceneggiato L’Alfiere, tratto dal romanzo di Carlo Alianello, e nel 1957 interpreta il ruolo di Mason in Jane Eyre, rivisitazione televisiva del romanzo di Charlotte Bronte.

Nel 1959 le vicende del tenente Sheridan conquistano il pubblico degli amanti del Giallo, e non solo quelli, in Italia con Giallo Club. Invito al poliziesco. Un poliziesco elegante (come il trench portato con grande disinvoltura da Ubaldo Lay anche nelle scene d’azione) di cui furono prodotte, fino al 1961, tre serie. Sempre con la regia di Stefano De Stefani e Guglielmo Morandi, gli episodi erano a metà tra il quiz e lo sceneggiato Giallo di ambientazione americana. Il tenente riusciva a tenere milioni d’italiani incollati davanti al teleschermo: avvolto in un impermeabile chiaro (la televisione erano in bianco e nero) Ubaldo Lay viene sempre più identificato per l’ispettore che interpreta, una gabbia dalla quale era davvero difficile uscire.

Il tenente Sheridan, correttamente Ezechiele Ezzy Sheridan, è ideato dagli sceneggiatori Mario Casacci, Alberto Ciambricco e Giuseppe Aldo Rossi. Dopo il successo di Giallo Club. Invito al poliziesco, dalla metà degli anni sessanta, vengono realizzati dei film per la televisione scritti appositamente e inseriti in altre due miniserie: Ritorna il tenente Sheridan e Le donne del tenete Sheridan. I telefilm vengono trasmessi su Rai 2, al tempo secondo programma, in puntata singola o in più puntate.

La serie di quattro titoli Le donne del tenente Sheridan, con episodi che hanno per titolo il riferimento alla figura della Regina nelle carte da gioco, viene sviluppata fino al 1972 sempre a firma del duo Casacci-Ciambricco e con il contributo alla sceneggiatura del regista Anton Giulio Majano, mentre Casacci è l’autore anche dei testi di alcune canzoni inserite come colonna sonora nei telefilm. Per il nome di questo personaggio, Ezechiele o più familiarmente Ezzy, gli autori si ispirano a quello di Ezechiele Lupo, personaggio dei fumetti della Disney; il cognome Sheridan corrisponde invece al soprannome di una degli autori stessi.

La figura di Sheridan, che appare quasi sempre avvolto in un impermeabile color ghiaccio e a capo scoperto, a differenza di molti suoi colleghi, è disegnata sui modi spicci e improntati alla massima perspicacia intuitiva e investigativa tipica di un detective statunitense impegnato in una sezione investigativa di una grande città. Sotto questo aspetto risultava evidente una strizzata d’occhio, quasi una commistione, sia allo stile dettato da Philip Marlowe, il detective uscito dalla penna di Raymond Chandler, sia all’acume indagatorio di Nero Wolfe, il pachidermico investigatore ideato da Rex Stout e del Maigret di George Simenon.

L'investigatore poteva contare su un nucleo di collaboratori, personaggi fissi della serie, interpretati da noti attori provenienti spesso del teatro o dal cinema, come ad esempio Carlo Alighiero nei panni del Sergente Steve Howard e Sandro Moretti in quelli dell'agente Mills.

A rotazione i ruoli degli altri protagonisti di ogni puntata venivano interpretati da attori al tempo molto conosciuti, come Roldano Lupi, che con la loro partecipazione testimoniano la crescita di popolarità della serie.

A differenza dei primi, parte dei telefilm della serie iniziata nel 1967 sono girati anche in esterni, utilizzando talvolta location suggestive come ad esempio Baia Domizia dove nel 1969 viene girato l'episodio La donna di cuori. A fianco di Lay in questa circostanza sono Amedeo Nazzari e Sandra Mondaini.

Continua a vestire i panni del tenente Sheridan fino al 1972, quando, nell'ultima puntata della miniserie La donna di picche, viene colpito da una pallottola, fatto che, nella finzione scenica, vuole simboleggiare il concludersi della serie, che comprende nell'ordine: La donna di fiori (1965), La donna di quadri (1968), La donna di cuori (1969), La donna di picche (1972), dirette da Anton Giulio Majano e Leonardo Cortese. Il personaggio ricompare l'anno seguente nel film Provaci anche tu Lionel di Roberto Bianchi Montero, dove Sheridan aiuta il detective privato Lionel Lionelli (interpretato da Oreste Lionello) a risolvere un caso; appare anche nel film comico diretto da Ciccio Ingrassia L'esorciccio (1975), dove si produce in una parodia di sé stesso.

Il tenente Sheridan nel 1960 è anche protagonista di un film "Chiamate 22-22 tenente Sheridan", diretto da Giorgio Bianchi e realizzato per le sale cinematografiche sulla falsariga dei popolarissimi telefilm-quiz di questi anni;

Nel 1963 compare nella trasposizione televisiva di Delitto e castigo e nel 1965 in David Copperfield .

Nel 1969 viene pubblicato un 45 giri Un po’ di fantasia in cui canta un brano melodico, un testo lievemente autobiografico (di Casacci-Ciambricco-Meccia-Zambrini); lato B Posso scrivere i versi più tristi per la casa discografica CGD.

Dopo i successi televisivi, torna sporadicamente alla radio, in Alessandro Magno (1973) e La luna nel pozzo, di e con Michele Mirabella (1979).

Da ricordare anche il successo di Lay nel programma radio “Secondo me”, trasmesso ogni giorno nel 1976 dalla RAI alle 7.10, con la regia di Riccardo Mantoni.

Riappare in video, dopo dodici anni di assenza, come tenente ormai in pensione nella miniserie Indagine sui sentimenti (1984); ed è la sua ultima apparizione televisiva.

E’ attivo anche nel doppiaggio con la sua voce inconfondibile, soprattutto all’interno delle compagnie ODI e ARS. Presta la sua voce a Otto Kruger in “Sabotatori”, a Adolfo Celi in “Proibito rubare”, a Ralph Truman in “Quo vadis” e a Serge Reggiani in “Lo spione”.

Il volto di Ubaldo Lay viene prestato alla pubblicità nell’indimenticabile Carosello televisivo iniziato nel 1957 che consiste in una serie di filmati seguiti da messaggi pubblicitari. Nel 1961 pubblicizza insieme a Carlo Hintermann gli orologi Revue; dal 1963 al 1967 con Carlo Alighiero prestando il volto del tenente Sheridan, le lama da barba Super Inox Bolzano; e dal 1974 al 1976, sempre con il volto del tenente Sheridan, con Anna Maria Rizzoli, pubblicizza il famoso Biancosarti, pubblicità che lo rende ancor più popolare.

Negli anni sessanta Ubaldo Lay, ancora una volta, presta il suo volto per una lodevole campagna per la sicurezza stradale, patrocinata dal Ministero dei Lavori Pubblici, nella quale intervista la gente, girando per Roma, mostrando la dinamica di un infortunio stradale attraverso la sua ricostruzione o illustrando i pericoli del mancato rispetto delle norme del codice stradale.

Tantissimi i riconoscimenti e i premi ricevuti da Ubaldo Lay nel corso della sua intensa carriera artistica: nel 1964 Marcello Simonacci, presidente del Centro sperimentale cinematografico, gli consegna il premio della popolarità; nel 1961 nel palazzo dello Sport di Roma riceve il premio Microfono d’Argento.

Nell’ambito della Puglia che ha tanto amato e che tanto gli è stata grata, numerosi sono i riconoscimenti e i premi che gli sono stati assegnati: nel teatro Roma di Ostuni nella seconda edizione del premio nazionale, gli viene consegnato il premio l’Ulivo d’Argento 1973; nel salone di rappresentanza del Castello Imperiali del Comune di Francavilla Fontana, nella seconda edizione del premio Imperiali 1976, riceve il Premio Simpatia; a Pugnochiuso riceve il “Premio Gargano” 1981 per il settore spettacolo.

A testimonianza della sua sensibile disponibilità, il 9 settembre 1967 è ospite d’onore nel corso della serata di selezione dello Zecchino d’Oro che si svolge a Mesagne in piazza Vittorio Emanuele II, con la presenza di Cino Tortorella nelle vesti di Mago Zurlì, dell’imitatore Franco Rosi, di Topo Gigio con la voce di Peppino Mazzullo e nelle abituali vesti di Richetto. Il Comitato organizzativo è presieduto dal sindaco prof. Cassio De Mauro.

E ancora, il 23 agosto 1960 il Lions Club di Brindisi offre a Ubaldo Lay la presidenza del Comitato per lo sviluppo del teatro drammatico che accetta con entusiasmo, esprimendo “l’importanza del teatro quale fatto culturale e indice di civiltà con l’auspicio che Brindisi riprenda, con la costruzione di un nuovo Teatro Comunale dopo la demolizione del Teatro Verdi, la nobile tradizione e il suo degno posto tra le Consorelle d’Italia nel settore dell’arte drammatica, così fecondo contributo ha dato in tutti i tempi e sotto tutte le latitudini alla formazione spirituale e morale dell’uomo”.

Per significare ancor più il suo forte legame con Mesagne, mi piace rispolverare una bellissima intervista del 12 settembre 1963 rilasciata al decano dei giornalisti brindisini, Ettore Giorgio Potì, per tanti anni capo della redazione di Brindisi del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno. “Nella quiete della sua Mesagne il ten. Sheridan è tornato ad essere il sig. Ubaldo Lay” titola l’articolo che inizia con questa premessa: “ Mesagne è forse l’unico posto, fra città e paesi d’Italia, dove Ubaldo Lay si sente uomo tra gli uomini, vale a dire dove il famoso tenente Sheridan può sentirsi salutato con il suo vero nome: Buongiorno sig. Lay oppure, più confidenzialmente, da coloro che lo conoscono ormai da un ventina d’anni: caro don Dino. Qui davvero, Ubaldo Lay si sente uomo e non personaggio. Ecco perché ogni anno il bravo attore viene a Mesagne con vero piacere, per un riposo che è veramente tale e che non riuscirebbe a trovare in nessun’altra parte. Lo stesso ambiente naturale, oltre alla buona volontà dei mesagnesi, favorisce questa atmosfera distensiva, della quale Ubaldo Lay ha tanto bisogno. Disteso su un elegante sofà ( che è uno dei tanti deliziosi accorgimenti da lui stesso studiati per ingentilire la vecchia casa di campagna) ed armeggiando con la pipa, proprio con quella pipa che tante volte è servita a sottolineare i momenti decisivi nelle azioni del tenente Sheridan, è lui stesso a parlare: ormai la vacanza, qui a Mesagne, è molto più di una visita o di una sosta obbligata. Vi sono i parenti di mia moglie e buona parte delle nostre proprietà, è vero. Ma qui ho trovato soprattutto l’ambiente ideale per un riposo assoluto. Una familiarità che elimina in partenza ogni motivo di curiosità e di fastidio. Ecco, mi sento perfettamente a mio agio. Sono Ubaldo Lay. Anzi, per molti, sono il buon amico Dino. Non potete immaginare quanto mi faccia bene e quanto faccia bene anche al ……tenente Sheridan”. E l’intervista prosegue a lungo parlando del futuro televisivo del tenente Sheridan.

Accenno brevemente a un ricordo personale fra i tanti che mi legano a Ubaldo Lay e alla sua famiglia: oltre alle rituali vacanze estive mesagnesi trascorse nella villa di via Torre S. Susanna, insieme alla moglie e alle figlie Maria Carmela e Norina, quando gli impegni lo consentivano, la famiglia Bussa trascorreva a Mesagne anche le festività natalizie unendosi alla tradizionale comitiva di amici di vecchia data. Ed era consuetudine festeggiare la fine dell’anno tutti insieme nella villa di via S. Vito dei Normanni degli ospitalissimi amici Raoul Quarta e di sua moglie Lisa Semeraro, in un connubio di festosa allegria e affettuosa amicizia. Con tavolate di 60-70 compagnoni in grande sintonia, a un certo punto del cenone, Dino per noi tutti, ci allietava con le sue stornellate romanesche accompagnandosi con la chitarra.

Il 22 settembre 1984, Ubaldo Lay viene ricoverato nella clinica romana Santa Margherita perché colpito da un’improvvisa emorragia celebrale mentre si trova in compagnia di alcuni amici. E’ in stato di coma e le sue condizioni vengono definite gravissime. Le condizioni di Ubaldo Lay peggiorano e, alle 10,30 del 27 settembre 1984 nella clinica Santa Margherita, ci lascia raggiungendo la sua amata consorte Olga scomparsa un anno prima. E’ assistito amorevolmente dalle figlie Maria Carmela, Eleonora, dai due fratelli e dai nipoti.

La salma, proveniente dalla capitale, giunge nella mattinata del 29 settembre nella Chiesa Matrice di Mesagne. Nel pomeriggio un folla commossa, composta da gente di ogni ceto, tributa l’estremo saluto dopo il rito funebre officiato dall’arciprete don Daniele Cavaliere; La salma viene trasportata nel cimitero Comunale per essere tumulata nella cappella di famiglia insieme alla moglie signora Olga Bogaro.

Negli anni successivi alla sua scomparsa, soprattutto Mario Cutrì, presidente dell’Associazione Culturale La Bottega del Teatro, con indomabile ostinazione dettata dal suo profondo affetto per l’amico e maestro Ubaldo Lay, riesce, anche con l’aiuto di molti sostenitori dell’iniziativa, a sensibilizzare l’Amministrazione Comunale di Mesagne a deliberare l’intitolazione dello spazio terminale di via Albricci e l’inizio di via Luca Antonio Resta, in pieno centro storico, a Ubaldo Lay. Nella serata del 20 ottobre 2018, nella cerimonia di intitolazione alla presenza della figlia Eleonora, quello spazio sarà per il futuro e per sempre “Largo Ubaldo Lay (attore)”. In quella stessa serata, viene anche comunicato l’istituzione del premio di cinematografia e teatro “Ubaldo Lay” che quest’anno celebrerà la sua prima edizione con la consegna del premio da parte dell’Accademia Internazionale Italiana Arte nel Mondo, il 18 luglio 2020 alle ore 19.00 in piazza Orsini Del Balzo a Mesagne.

Un altro meritato riconoscimento al celebre mesagnese d’adozione Ubaldo Bussa in arte Ubaldo Lay.

Un ringraziamento particolare alla figlia di Ubaldo Lay, Norina Bussa e al marito Giorgio Punzo che hanno inviato alcune significative foto di famiglia e consentito la loro pubblicazione.

N.B. Nella prima foto il matrimonio di Ubaldo Lay e Olga Bogaro celebrato il 4 marzo 1944 nella Chiesa Matrice di Mesagne; nella seconda foto Ubaldo Lay e Olga Bogaro durante una festa al Grand Hotel di New York nell'agosto del 1951.

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