Un oscuro presagio (di Mario Sicolo)

Sono giorni che mi sento braccato da un oscuro presagio.

La maledetta Didattica a Di-Stanza ci sta facendo scollare sempre più umanamente dai nostri ragazzi. Sta solcando una lontananza incolmabile, altroché. La connessione non regge, seguite chiudendo telecamera e microfono, cancellate cioè volti e voci, occhi e parole, visione del mondo e pensiero.

E, comunque, presto, fioccheranno provvidenziali i corsi di formazione per l'uso di tecnologie multimediali. Persino la tv di Stato ha riscoperto - toh, guarda caso- la sua funzione pedagogica, dopo aver inseguito per decenni, vertiginosamente e follemente, le televisioni private, tutte trash&profitto. Insomma, di qui a poco, scomparirà la figura del docente.

Tacitamente. Mestamente. Inesorabilmente. In fondo, una volta spazzata via (strategicamente?) una generazione - ma potremo anche azzardare due - di vegliardi, che rappresentavano un problema per l'economia, un "peso morto" è proprio il caso di scrivere, nella piramide sociale dell'utilità, stilata severamente da un'opinione pubblica prevenuta, al penultimo gradino ci sono proprio i prof. Un video, un audio, un tutorial basteranno e avanzeranno per donare la fasulla, ingannevole, delittuosa onniscienza - che, prima, circolava solo sui social, quasi alla stregua di un gioco - ai ragazzi. Che, peraltro, misureranno questo tempo dilatato, deserto e infinito, imbozzolati in una guaina ripetitiva di nulla ed avranno sempre meno contezza della formazione della loro identità.

Si pensa che siano in vacanza e, invece, cuffie negli orecchi, riempiono di musica l'abisso attonito del cuore, sfogliano libri e non riescono a leggere senza vedere un domani all'orizzonte, sognano di tornare ad abbracciare chi amano, di ridere e scherzare con gli amici, di proseguire i dialoghi eterni con i distributori di bevande, di correre in toilette per colpa di una vescica sempre troppo lasca, finanche di buggerare il professore spietato al momento dell'interrogazione. Ma il tempo passa amletico e, soprattutto, passiamo noi.

Ci stiamo svuotando d'anima per diventare robot. Chissà quale uomo abiterà il mondo che ci attende.

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