Francesco Muscogiuri: l’illustre mesagnese oscurato. Brevi note a margine (di Domenico Urgesi)

L’Associazione “Giuseppe Di Vittorio”, lo scorso 6 dicembre 2019 ha voluto ricordare un illustre mesagnese dell’Ottocento, Francesco Muscogiuri,

nel centenario della morte, avvenuta il 3 dicembre 1919. In questo modo, una privata associazione ha voluto supplire ad un compito che sarebbe spettato, molto più appropriatamente, all’ambito delle attività culturali del Comune di Mesagne. Ma ormai, da tempo, le Amm.ni mesagnesi sono sorde a tale ovvia necessità di curare le ricorrenze storiche cittadine.

In margine a tale meritoria opera dell’Ass. Di Vittorio, mi sembrano opportune alcune considerazioni.

1-Tutti i vari interventi della serata hanno messo in evidenza la portata intellettuale e umana del Muscogiuri, a partire dal vice-presidente Giovanni Galeone, ai due relatori Angelo Sconosciuto, e Ermes De Mauro, il quale ha deliziato i presenti con la consueta vastità di erudizione, condita da acute riflessioni e considerazioni.

È stato ricordato il convegno di studi che si svolse a Mesagne nel lontano 1988, nell’aula magna del liceo scientifico “Muscogiuri”, quando era ancora intitolato al letterato; quel convegno fu organizzato dalla Biblioteca comunale di Mesagne, per conto dell’Amm.ne guidata da Elio Bardaro; il volume che contiene le relazioni del convegno fu pubblicato nel 1990, dalla successiva Amm.ne DC-PCI. In quel convegno, la valenza intellettuale e politica di livello nazionale, del Muscogiuri, fu illustrata da illustri docenti dell’Università di Lecce, quali Lucio Giannone e Fabio Grassi, oltre che da studiosi di valore quali Enzo Poci e Alvaro Ancora.

Nella sede della “Di Vittorio”, ancora una volta, dopo oltre 30 anni, il Muscogiuri è stato riconosciuto come un personaggio di primissimo piano. Aveva rapporti di collaborazione con Francesco De Sanctis, Ruggero Bonghi, Francesco Torraca, ecc. E non era uno sprovveduto neanche sul piano politico, poiché rappresentava – sul finire dell’Ottocento – a Mesagne e nel collegio elettorale dell’Alto Salento, gli interessi dei governi della Destra Storica. Ciò gli valse la designazione nella Giunta Provinciale Amministrativa di Terra d’Otranto, che allora – lo ricordiamo – comprendeva le attuali province di Brindisi-Lecce-Taranto, su proposta del Presidente della Provincia Gaetano Brunetti, già importante patriota risorgimentale. Per il suo radicamento nella base cattolica, fu più volte papabile per essere candidato al Parlamento, benché restio ad impegnarsi in tal senso; ma diede sempre il suo contributo ai candidati prescelti, come il principe sanvitese Luigi Dentice di Frasso, oppure il brindisino Pietro Chimienti.

2-Per tutti questi motivi, nella serata del 6 dicembre scorso, è stato deplorato il cambio di intitolazione del liceo, che nei primi anni 2.000 fu intitolato al solo Epifanio Ferdinando il quale, pur illustre medico seicentesco, non avrebbe sofferto se il liceo fosse stato intitolato congiuntamente ai due nomi Ferdinando-Muscogiuri. Invece, un improvvido Consiglio di Istituto decise di oscurare il letterato. Alla fine della serata, una professoressa del liceo si è impegnata a proporre la questione al Consiglio di Istituto.

Personalmente, ritengo che si possa anche proporre di restituire al Muscogiuri la gloria che merita, dando esecuzione ad una delibera di Giunta Comunale, la n.234, approvata nel 2018. Essa stabilisce di istituire, nella villa comunale, il viale dei personaggi illustri di Mesagne, sull’esempio di altre importanti città, tra le quali Lecce. In tale viale si dovranno, in base a tale Delibera, installare dei piedistalli, sui quali apporre i busti che riproducono tali personaggi. La Delibera 234/2018 fu approvata anche a seguito delle riunioni, consigli, pareri, suggerimenti del Comitato Storico, appositamente insediato dall’allora Presidente del Consiglio Comunale, avv. Semeraro, per risolvere l’annosa questione della posa del busto del generale Messe. Perché non pensare di metterci anche il busto di Muscogiuri, in quel viale?

3-L’illustre letterato fu anche Sindaco di Mesagne nel 1893-94, e si distinse per la riduzione della tassa di famiglia ai ceti poveri; per questo condusse una forte battaglia contro la fazione politica mesagnese più alto-borghese, capitanata dallo storiografo Antonio Profilo, meno incline all’equità fiscale progressiva: il loro dissidio era soprattutto sulla progressività delle imposte. In un discorso del 1893, emerge la chiara posizione del letterato mesagnese. «Perché – sosteneva Muscogiuri, facendo un esempio fra tanti – voi operaio che avete un giardino o una casa, dovete pagare l’imposta alla stessa stregua che la pago io che ho, poniamo, 100 mila lire di proprietà o quanto la paga il senatore Tamborrini, che ha 10 milioni di proprietà?». Non era la posizione di un socialista o di un sovversivo, ma quella di un filantropo della destra moderata. A pensarci bene, è un tema (la proporzionalità progressiva delle imposte) che ricorre anche oggi. Alla fine dell’Ottocento, anche una grossa fazione di destra era favorevole a imporre più tasse ai più ricchi; oggi il populismo la fa sembrare una bestemmia.

4-Erano, quelli, i primi anni del suffragio allargato maschile, in cui avevano ottenuto il diritto di voto i cittadini alfabetizzati di età superiore ai 21 anni, di sesso maschile. Nacquero, in contemporanea, le Società di Mutuo Soccorso; e sia Profilo che Muscogiuri si appoggiarono ad esse per avere i loro voti, sia a quelle contadine che a quelle operaie. Erano, entrambi, rappresentanti del notabilato locale, che aveva in mano le redini economiche e del potere pubblico e giudiziario nella società contadina mesagnese. Gli artigiani e i contadini votavano, quindi, oltre che per il loro esponente più acculturato, soprattutto per i galantuomini più potenti del paese, dai quali si aspettavano la soluzione dei loro problemi: il lavoro, la salute, la tranquillità criminale.

Perfino quando qualche artigiano-operaio riscuoteva più voti di un notabile, erano sempre questi che avevano il sopravvento. Emblematico il caso del calzolaio Giuseppe De Vincentis: nel 1898 fu il più eletto dei consiglieri comunali, prese 516 voti, mentre l’avv. Profilo ne prese 512, pur stando nella stessa lista, quella dei moderati, contro quella dei socialisti. Sarebbe spettata al De Vincentis la carica di Sindaco, ma egli rinunciò a favore di Profilo. Alla moglie e agli amici disse, più o meno: «Aggià fatiari, no’ pozzu fari lu Sinducu».           (1-continua)

(Domenico Urgesi – Società Storica di Terra d’Otranto)

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