Marcello Ignone: la superbia dell'ignorante!

Intervengo dopo aver visto il manifesto della “Sagra ti la fucazza chena”;

per maggiore chiarezza, riporto la definizione di "ignorante" presente nel vocabolario online della Treccani. Ignorante agg. e s. m. e f. [dal lat. ignorans -antis, part. pres. di ignorare «ignorare»].

– 1. a. Che non conosce una determinata materia, che è in tutto o in parte digiuno di un determinato complesso di nozioni: essere i. di chimica, di grammatica, ecc.; in fatto di musica moderna sono completamente ignorante. Ha senso oggettivo e spesso di modestia, se detto di sé stesso; riferito ad altri, è per lo più spreg. o offensivo. b. Che non è venuto a conoscenza di un fatto: era ancora i. dell’accaduto. In questo sign., è meno com. di ignaro. c. Che non sa o sa male ciò che dovrebbe sapere, soprattutto per ciò che riguarda la propria attività o professione: impiegato, maestro, medico ignorante.

- 2. a. Che non ha nessuna istruzione e cultura: gente i.; popolazioni barbare e i.; come sost.: istruire gli i.; va perdonato perché è un ignorante. È spesso pronunciato con tono di compatimento o di spregio, ed è sempre spregiativo quando si riferisce a persona che alla mancanza di cultura accompagna presunzione: non fare caso alle sue parole, è un povero i.; la superbia degli ignoranti. b. Privo dei principî della buona educazione, villano: quanto sei i.!; come sost.: è un’azione da i.; sei una i. se parli così; e come titolo d’ingiuria: taci, i.!; lei è un i., un idiota!

Nel primo caso (punto 1.) un "ignorante" è colui che non conosce una materia, che è a digiuno di una nozione, che non conosce un fatto o non sa o sa male ciò che dovrebbe sapere, specialmente per ciò che riguarda la sua professione.

Nel secondo caso (punto 2.) "ignorante" è colui che non sa e non ha intenzione di sapere, di informarsi, di imparare. Nel caso della "Sagra ti la fucazza chena" abbiamo più volte, stando nel seminato del punto 1., spiegato che l'aggettivo femminile mesagnese è "chiena"; chi non sapeva ha avuto la possibilità di rimediare e, a questo punto, non ignorava più! Ma, dopo aver letto il nuovo manifesto della sagra, abbiamo constatato che si persevera nell’ignoranza e, considerato che non tutti i mesagnesi amano passare da "ignoranti" (punto 2.), specie se c'è il patrocinio del Comune, cioè dell'intera collettività, chiediamo che il manifesto sia corretto una volta per tutte e che, finalmente, sia restituita dignità al nostro dialetto che, ne siamo certi, è anche un obiettivo dell’attuale Amministrazione Comunale. Se, a livello privato, è sopportabile la superbia di un solo ignorante, questa superbia non può essere più tollerata se alla manifestazione di ignoranza viene dato l'imprimatur dell'Amministrazione Comunale (che pure ha specifiche professionalità preposte, proprio per evitare simili problemi).

Riportiamo, per l'ennesima volta, la voce del lemma, così come appare ne "Il Dizionario Mesagnese". Chinu [chinu– agg. m.] pieno; colmo; zeppo; sazio; satollo (f. chiena; pl. chini; mdd. chinu a spittirrari, stracolmo; iter. chinu chinu, pienissimo; chinu ti tebbiti, pieno di debiti, indebitato; chinu ti putucchi, pieno, infestato di pidocchi; vau chinu, sono pieno, ho mangiato in abbondanza; cori chinu ti raggia, cuore pieno di rabbia; mi nn’aggiu chinu, mi sono spazientito, stufato; a ssuennu chinu, di un sonno profondo, pesante; nnu bbicchieri chinu ti vinu, un bicchiere pieno di vino; fucazza chiena, focaccia ripiena; prov. ventri chiena cerca riposu, pancia piena cerca riposo; ventri chiena no creti quedda vacanti, pancia piena non crede quella vuota; la ventri chiena mena cauci, pancia piena tira calci; var. la ventri chiena spara cauci; < lat. plēnum).

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