Il parere di Pasquale Cavaliere, professore del dipartimento dell’Ingegneria dell’Innovazione di UniSalento.

A proposito della «decarbonizzazione» delle industrie salentine.

 

Si tratta di elucubrazioni fantasiose. Ad oggi impossibile conversione.

Si può anche pensare a una produzione mista ma il gas è troppo caro. Serve un piano credibile.

«Ad oggi decarbonizzare è assolutamente impossibile. Chi da oggi al domani vuole decarbonizzare un qualunque stabilimento siderurgico presente sul globo terrestre sta facendo elucubrazioni eccessivamente fantasiose. Ci sono invece tecnologie che a seconda della tipologia di impianto e soprattutto delle capacità di approvvigionamento energetico della zona in cui lo smaltimento è situato possono contribuire ad abbattere in maniera notevole le emissioni nocive a 360 gradi»

A parlare è l’ingegnere Pasquale Cavaliere, professore del dipartimento dell’Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento. È autore di diverse pubblicazioni scientifiche tra cui lo studio commissionato dalla Fiom Cgil jonica “Soluzioni per la riduzione delle emissioni nocive in impianti siderurgici” presentato in occasione dell’iniziativa del sindacato nazionale sulla siderurgia nel settembre dello scorso anno.

In sostanza, per il prof. Cavaliere la decarbonizzazione tout court non è fattibile. Invece, sono possibili interventi singoli per ridurre le percentuali di emissioni: «Decarbonizzare nell’accezione divulgativa vorrebbe dire non utilizzare carbone oppure non produrre elementi nocivi a base carbonio. Ad oggi è impossibile. Se a Taranto Ilva, ora ArcelorMittal Italia, vuole produrre 9 milioni di tonnellate a regime col ciclo integrale è assolutamente impossibile fare a meno del carbone. Si può iniziare un percorso virtuoso in cui si accoppiano tecnologie maggiormente innovative come per esempio la riduzione a gas o, in futuro, quella a idrogeno su cui si abbatte di diversi punti percentuale l’emissione anidride carbonica in atmosfera».

Nella produzione mondiale di Dri, ossia il processo a riduzione diretta che trasforma il minerale di ferro spugnoso, ci sono dei dati che fanno riflettere. Secondo le statistiche di “Midrex Technologies” società internazionale di tecnologie di processo che fornisce soluzioni specializzate per produttori di acciaio di tutto il mondo nel settore della produzione di ferro a riduzione diretta, nel 2017 in Medio Oriente e Nord Africa sono state prodotte 40,53 milioni di tonnellate di acciaio con questa tecnologia.

Poi l’Asia con 22,91, l’America Latina con 10,51. Per trovare l’Europa occidentale, fanalino di coda occorre scendere a 0,63.

A fare da padroni sono paesi come l’India, Iran e Messico dove la materia prima come il gas è a basso costo. «Penso che ogni scelta coraggiosa può portare a miglioramenti – ha proseguito l’ingegnere -. Si è ipotizzato di realizzare un modulo da 2 milioni di tonnellate all’anno esclusivamente a gas e può essere percorribile. Occorre iniziare a integrare quello che c’è imponendo l’utilizzo di tecnologie innovative. Il problema è la scelta strategica: bisogna fare un piano credibile veicolato dalla politica e che sia leggibile dal cittadino. Il cittadino deve accorgersi che quella decisione è stata figlia di scelte tecnologiche ponderate e valutazioni approfondite».

Quando queste soluzioni furono proposte all’ex amministratore Bondi, non frono accolte per diveri motivi. «Ci si trovava in un periodo di forti emergenze – ha concluso Cavaliere -. Adesso, il quadro è chiarito, forse ci sono le condizioni ottimali per sedersi intorno ad un tavolo e trovare la scelta migliore competitiva dal punto di vista industriale e accettabile dal punto di vista sociale. Sono convinto che non sarà mai possibile la totale decarbonizzazione ma l’impatto ambientale si può diminuire».

 

Articolo apparso su «Quotidiano» del 27.11.2018.

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.