La questione della casa della cultura (Tolleranza zero).

La questione della casa della cultura, presentata come sogno che si avvera dal Sindaco Scoditti, ha bisogno solo di un commento che si può prendere in prestito dalle tradizioni popolari: Sindaco non da’ retta a suenni!

La proposta, infatti merita considerazione esclusivamente per rigettarla e per allontanarla da una effettiva realizzazione per il fatto che, ancora una volta, si guarda più a fatiscenti progetti che non a incardinare un processo culturale di lunga durata in grado di trasformare la nostra realtà contingente.

A guardar bene non ricordo da molti anni Sindaci con qualche libro in mano. Generalmente fra le stanze del Palazzo si incontrano politici che leggono La Gazzetta del Mezzogiorno e/o Quotidiano magari per verificare se è apparso il proprio nome.

 

Ed allora forse a Palazzo Celestini qualcuno dovrebbe meditare su come è la reale situazione culturale locale ed in quali condizioni si trova la biblioteca comunale che dovrebbe essere il fulcro e l’agitatore per eccellenza della cultura locale.

Questa istituzione, che non è una caserma militare, è nata in condizioni di difficoltà e porta il nome di un valido condottiero Ten. Ugo Granafei, non si sa quanto attinente alla cultura locale.

In seguito fu chiusa, poi murata, saccheggiata, fatta rinascere, momento anche di faida politica sul finire degli anni settanta ed a seguire gestita, nel limite delle possibilità e delle risorse, per qualche decennio, con l’acquisizione di migliaia di volumi e la partecipazione a progetti a largo respiro fuori delle mura cittadine.

Ma poi, per tutte le cose quando si raggiunge l’apice di una parabola, necessariamente c’è il declino e per la biblioteca comunale si avvicina proprio questo. Non certamente per l’attuale gestione o per quanto verificatosi in questi due anni dopo il pensionamento del bibliotecario dott. Domenico Urgese ma per la situazione logistica in cui è stata relegata.

La biblioteca è situata in locali non idonei alle sue esigenze con depositi insufficienti posti non al piano terra come logica e sicurezza vorrebbe ma dislocati nei piani superiori. Qualcuno ha detto che i solai sono resistenti e che contengono a sufficienza il peso dei libri. Se questo e vero se ne chiede una certificazione pubblica firmata dal responsabile della struttura dal punto di vista statico. Da segnalare che sotto la biblioteca con ingresso nella parte posteriore c’è un sotterraneo molto ampio, generalmente allagato e periodicamente ripulito con pompe idrovore, un locale ampio, al momento non utilizzato dove tra le due guerre mondiali si ballava nel periodo di Carnevale con l’Associazione “Cicogin …”.

A seguire: per motivi di opportunità sociale pochi anni fa si tolsero alla biblioteca i locali di Piazza Orsini del Balzo che fungevano da deposito per alloggiare l’Associazione dell’Antiracket Mesagne. Per il resto un piccolo locale alle spalle della stessa biblioteca adibito a deposito, trattative di affittare i locali all’angolo di Piazza IV Novembre (proprietà Fasano) ma di concreto non più di tanto.

Ed allora ci si chiede: possibile che nessuno sollevi la questione biblioteca per la logistica, possibile che per i nostri Amministratori non esiste la necessità di avere un polo culturale, che possa essere strumento di riferimento per il contesto mesagnese.

Forse pochi sanno che in biblioteca ci sono circa 70.000 volumi, che anonimi concittadini hanno salvato nel tempo un incunabolo, cinquecentine e seicentine che sono state state inventariate e segnalate, particolari ed interessantissime pergamene ritrovate seguendo le segnalazioni di un articolo di Giovanni Antonucci su la Provincia di Lecce, oltre ovviamente a raccolte e fondi librari (Bardicchia, Marti, Scalera) ed una interessante fototeca composta da migliaia di immagini mesagnesi..

Ma la questione in questi ultimi tempi si è aggravata nel più assoluto silenzio perché una “emeroteca” (per intenderci quella collazionata dal compianto avvocato Dino De Guido), composta di oltre cinquemila periodici che comprendevano fatti, cronache, editoriali delle rivolte universitarie da Barkelay (1964) negli Usa al maggio Francese, dal ‘68 italiano, all’autunno caldo e alla storia delle brigate rosse e dei successivi anni di piombo è stata donata ad una Istituzione di Francavilla Fontana.

A seguire non si hanno notizie della grossa biblioteca costituita da uno dei più controversi ed interessanti personaggi politici della sinistra brindisina che ha vissuto i suoi ultimi anni a Mesagne. Si tratta del proprietario di una biblioteca settoriale contenente uno dei più grossi archivi con documenti unici e rari di carattere storico politico che, attualmente, vengono studiati dalla fondazione Di Vagno (Bari) con l’impegno di pubblicare il resoconto in un volume fra cinque anni.

Questa biblioteca potrebbe stare tranquillamente nella nostra biblioteca civica ma non se ne sa nulla mentre sono in agguato gli emissari della stessa fondazione Di Vagno per trasferire il tutto su Bari.

E vorremmo dimenticare altri episodi come la biblioteca Franco (acquistata dal Comune di Latiano), la biblioteca Martucci di cui non si hanno più notizie, la biblioteca Caracciolo … tutto ciò che ormai è irrecuperabile.

Forse per quello che è accaduto (e non si vuole colpevolizzare nessuno), per quello che si sta verificando (il depauperamento del territorio in termini librari) per quanto si sta preparando (trasformazione in digitale di beni cartacei) occorre una nuova dislocazione per la biblioteca comunale e considerato che ormai non ci sono spazi utili, forse il palazzo dell’ex Tribunale sarebbe idoneo dopo una adeguata ristrutturazione per risolvere la questione in via definitiva quale insostituibile strumento di cultura che offre ampi locali e spazi considerevoli per tutto quanto si rende necessario (sala lettura, deposito ecc…)

Si vogliono ora le Associazioni presso una ipotetica casa della cultura da dislocare nell’ex Tribunale? Quali Associazioni? quelle che sono dotate semplicemente di uno statuto più o meno scopiazzato, e di una lettera mandata al Municipio per essere inserite nell’Albo comunale?

E la gestione con Associazioni che non hanno personalità giuridica come dovrebbe essere realizzata dal punto di vista delle aree di responsabilità individuali e collettive relative alla dinamica dell’infortunistica?

Sindaco, lasci perdere la “casa della cultura” con le Associazioni. L’augurio, l’unico che si possa fare per la struttura dell’ex Tribunale e che sia valutata nel programma delle forze politiche che si cimenteranno la prossima primavera per una nuova amministrazione, un programma che sappia quanto meno rapportarsi con la gente, con le associazioni ma soprattutto con il contesto culturale, variegato e polivalente del nostro territorio, 

Tolleranza zero

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