Caro Cacciari, così non va (lettera aperta al prof. Massimo Cacciari, di Homo Videns)

Preg.mo, e stimatissimo, prof. Cacciari,

leggo che ha pubblicato una netta presa di posizione contro il green pass. Lei sostiene, insieme all’altrettanto preg.mo prof. Agamben, che tutti i sistemi di controllo e limitazione della libertà personale hanno un fondamento teologico, e quindi dogmatico, illogico e coercitivo; e nessun fondamento scientifico, né di buon senso. Sorvolo, ovviamente sulle altre affermazioni in merito alla validità scientifica, medica, profilattica, etc. dei vaccini, che dipendono primariamente da questa…; ma codeste affermazioni sono state ampiamente smentite da illustri specialisti della materia, a volte anche con notevole e, forse meritato, sarcasmo.

Ovviamente, secondo voi, tale lasciapassare (alias green pass) è un atto dispotico. Mi pare molto esagerato, perché se chiamiamo tale documento “certificato di vaccinazione”, usando la nostra bella lingua italiana, lo riportiamo al suo primario significato. Come una patente di guida. Quando facciamo gli esami per la patente di guida, veniamo in possesso di un documento che certifica la nostra abilità a guidare un’auto, un camion, un autobus. [E lo stesso discorso, mi pare, vale anche per fare un intervento chirurgico. E per fare il prof. di filosofia.]

Pre-requisito della patente automobilistica è che stiamo in buona salute, che abbiamo un minimo del quoziente visivo, stabilito per legge. E, poi, la patente di guida ha una scadenza, in base all’età: più si invecchia e meno dura, perché bisogna verificare più spesso se si hanno i requisiti. Se non si hanno quei requisiti, non si può guidare.

Sono, perciò, rimasto sorpreso e sconcertato dalle sue affermazioni. Proprio lei ci ha insegnato che l’uomo contemporaneo dell’occidente avanzato, più di chiunque altro in ogni epoca, è soggetto alla hybris, la tracotanza del divino Giove.

Lei ci ha insegnato, sulla scia di Nietzsche, che nell’epoca moderna (a partire dall’Ottocento, dopo la rivoluzione francese) Dio è diventato moribondo, nel senso che il “sacro”, ciò che ha una autorità inconfutabile, ha cominciato a perdere la sua potenza regolatrice della vita umana. Lei ci ha insegnato che attualmente (nell’epoca post-moderna, dopo la fine delle grandi ideologie), Dio è proprio morto, quasi completamente privo di ogni influenza sulle azioni umane. E che l’individuo è diventato artefice di sé stesso e della propria assoluzione.

E proprio lei, professore, si è fatto prendere dalla hybris? Dall’anteporre la sua libertà a quella di tutti gli altri? Proprio lei, si è fatto colonizzare dalla ideologia dell’assoluta  libertà dell’individuo? Il che equivale all’assolutismo individuale. Cosa che non può non richiamare l’anarchia feudale, che esisteva da parte dei vari condottieri, capi-banda, conquistatori, avventurieri che si divisero e spolparono l’Italia dal secolo V d.C. all’anno 1945.

Si chiamarono Goti, Longobardi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Francesi, Savoia (mi permetta di semplificare, ma presumo che diamo per scontato il dato di fondo e la complessità di 15 secoli). Ed ebbero, chi più chi meno, il beneplacito (dato e poi tolto, tolto e poi centellinato, etc.) della Santa Sede: questo sì – concordo con voi – elemento concreto del fondamento teologico del potere. Ma bisogna anche dire che le controversie tra la Chiesa e le Monarchie non furono mai sopite. Ognuno dei suddetti conquistatori merita ovviamente un discorso approfondito; e non è questa la sede. Ma, sotto sotto, anche i Savoia furono avversati dalla Chiesa Cattolica per semplici motivi di potere, tant’è che dopo il 1929 i contrasti si affievolirono.

Come sappiamo, le dinastie che ho menzionato (in maggiore o minor misura), chi più chi meno, furono nient’altro che artefici di un potere dispotico, spesso anarchico. E penso che anche lei sappia che il neo-feudalesimo sopravvisse nel Mezzogiorno fino al decennio francese e anche dopo. Partecipando al potere dispotico periferico. E fu una delle cause dell’improvviso crollo dei Borboni. E – concordo con voi – l’ingloriosa fine dei Savoia (l’8 settembre del ’43) che altro è se non la mera conferma di questo andazzo delle dinastie monarchiche susseguitesi per 15 secoli?

Però, il green-pass come neo-dispotismo! Sarebbe da ridere, se non fosse tragico. Eh, sì; è proprio tragico che lei (con alcuni altri grandi maestri), stiate offrendo una sponda ideologica alla destra suprematista, anarcoide e neo-fascista. Da lei, noi che l’abbiamo letto e studiato, ci saremmo aspettati delle idee per combattere il nuovo fascismo che avanza, travestito da anarchismo di massa. Non ci aspettavamo che s’intruppasse anche lei nella massa anarcoide. Quella stessa massa fatta di individui che, appena entrano in macchina, la prima cosa che fanno è quella di accendere il telefonino, prima ancora di accendere il motore. Quegli stessi individui che, agli incroci, arrivano decisi e arroganti, sempre col telefonino in mano, senza cuffie o altro, e si prendono spavaldi la precedenza, gli spetti o non gli spetti. E poi si piazzano a spina di pesce tra le auto, impedendo ai malcapitati di poter uscire senza imprecare e senza alterchi. Siamo di fronte ad un neo-feudalesimo di massa; o, come qualcuno argomenta, ad una “società signorile di massa”.

Ma dove sta lo Stato autoritario? Anzi, lo Stato dispotico? Non sta, forse, in quello Stato che si appresta ad approvare una nuova legge penale che manderà in fumo migliaia di processi? E farà soffrire le vittime un’ennesima volta?

Non bisogna cercarlo, forse, nel G8 di Genova 2001? O nel carcere famoso di Santa Maria Capua Vetere (2020)? Oppure nelle intercettazioni sulle ONG. Oppure nelle altre centinaia di violazioni dei diritti costituzionali perpetrate da pezzi dello Stato? O in quegli uffici pubblici dove persistono pratiche comportamentali di tipo borbonico? Non credo che bisogna cercarlo nei princìpi della nostra Costituzione.

Ma davvero lo Stato uscito dalla Resistenza al nazi-fascismo è uno Stato dispotico? Certo, da almeno 50 anni, non ho mai pensato di vivere nello Stato più democratico del mondo; perciò quelli come me (e lei) hanno lottato per migliorarlo e renderlo sempre più vicino al Popolo. Però, dire come sembra fare lei, ma ancora di più Agamben, che il nostro è uno Stato dispotico, mi fa ricordare slogan del tipo “lo Stato borghese si abbatte e non si cambia”; parole che contribuirono fortemente alla stagione degli anni di piombo e alla crisi del movimento nato attorno al ’68; e quindi, in fin dei conti, all’aborto di una sinistra popolare e non dogmatica.

Ma lei (con Agamben) aggiunge altro; aggiunge che lo Stato attuale si è dato lo scopo di controllare la vita delle persone, anche quella biologica. No, caro Cacciari, il dispotismo non sta nelle fiale di vaccino; che non serve a controllare la vita, ma a favorirla, a renderla libera. Piuttosto guarderei nelle aziende tipo Amazon, che controllano minuto per minuto il tempo di vita del lavoratore. Piuttosto guarderei nel telefonino che ci dice in ogni minuto dove stiamo e che cosa stiamo facendo. Piuttosto guarderei nel computer che ci manda messaggi promozionali in cui ci propone questo o quell’altro prodotto che suscita la nostra sorpresa per come tali messaggi siano pertinenti proprio ai nostri gusti. E magari, ci offrono la soluzione ad un proposito che aleggiava nella mostra mente, ma ancora non avevamo ben individuato. E il computer, invece, grazie ai siti che abbiamo consultato, o navigato, ci viene incontro e, voilà, ci offre il prodotto da comprare bello e pronto, al quale non avevamo pensato consapevolmente. E quando si vota, voilà, ci offre il partito, o l’area ideologica che fa proprio al nostro caso!

Non è, questo, il nuovo dispotismo? L’essere intercettati 24 ore su 24 da soggetti privati. Molto di più degli abusi commessi da alcuni pezzi dello Stato. Non è, questo, il vero dominio sulla vita?

(Homo Videns)

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