ADDIO 2020! …ma sarai ricordato per secoli (di Homo Videns)

Quando, nel marzo del 2020, siamo stati investiti dai più devastanti effetti del coronavirus

(rammento, una per tutte, l’immagine dei morti trasportati dai camion militari), ad un tratto ci è crollato il mondo addosso. Ed è cominciata una nuova fase della convivenza sociale; è stato come se la spensieratezza giovanile fosse stata stroncata da un grave lutto familiare. Prima: ci era consentito immaginare che tutto era possibile, avevamo il futuro nelle nostre mani (con qualche eccezione). Dopo: chiusi in casa, studenti lontani dalla scuola, anziani allontanati dai congiunti; andavamo a fare la spesa sempre più guardinghi e sospettosi degli altri; qualcuno cantava e suonava per farsi coraggio…

Ricorderete che, per capire la nuova situazione, è stato tentato un confronto con la peste raccontata così bene dal Manzoni. A qualcuno è sembrato esagerato assimilare il covid ad una malattia di 400 anni fa; non potevamo essere tornati indietro di 400 anni! E invece: -il covid è invisibile com’era la peste; -imperversa per un paio di anni come la peste; -colpisce tutti (ricchi e poveri) come la peste, ma non tutti nello stesso modo; -blocca l’economia, come la peste. E allontana gli uni dagli altri, proprio come la peste lombarda raccontata dal Manzoni. Per di più (elemento sconcertante) anche nel caso del covid, le zone più colpite sono state proprio Bergamo e la Lombardia.

Arrivata l’estate, ci siamo dati alla pazza gioia (sempre con varie eccezioni), e poi a ottobre siamo ricascati nel pieno dell’epidemia; e oggi – fine dicembre – ci siamo immersi fino al collo. Da un lato una gran parte della popolazione si rende conto della fragilità umana; dall’altro lato, una buona parte tende a mettere la testa sotto la sabbia, a far finta di niente, a svalutare i dati della realtà. Una caratteristica, questa, propria degli italiani, un po’ anarchici per costituzione storica: un’Italia a pelle di leopardo, sia dal punto di vista geografico che delle mentalità.

Il 2020, però, ci ha fatto scoprire che questa caratteristica (anarcoide) pervade anche l’Inghilterra, la Spagna, la Francia, il Brasile e – udite udite – gli Stati Uniti. Pervade quindi tutto l’occidente benestante (il Brasile è un caso particolare). Ma… anche la peste del ‘600 colpì anzitutto la benestante e avanzata Lombardia!

Elencate le analogie, quello che ci caratterizza oggi è che siamo diventati, improvvisamente, più consapevoli della nostra fragilità; il nuovo virus ha ridimensionato le nostre illusioni di onnipotenza. Vuoi, o non vuoi, questo è un dato di fatto. Ed è questo che resterà nella nostra memoria per parecchi anni; e, credo, nella storia. Con quali effetti? Solo il futuro ce lo dirà.

C’è anche un’altra cosa che è entrata (meglio, si è affacciata) nella nostra vita, in questo 2020: ed è la scienza medica. Come tutti sappiamo, nell’ultimo secolo la medicina ha fatto passi da gigante; però, esistono ancora molte cose che non sono prevedibili; una di queste è rappresentata dai virus. La pandemia ha riportato alla ribalta gli scienziati, con tutti i loro pregi e difetti; e ha offuscato, ma solo in parte (purtroppo), la predominanza dei politici politicanti, quelli che sanno tutto. A questo apparire della scienza sulla scena pubblica, forse per la prima volta nella storia, non ha corrisposto, però, un’uguale sforzo della politica di sviluppare lo spirito scientifico, l’istruzione scientifica del popolo. Gli strumenti ci sono, la tv, internet, eccetera; ma un grande e continuo progetto di alfabetizzazione scientifica non c’è stato. Viene il sospetto che i politici ne abbiano timore. 

Ci troviamo, così, alla fine del 2020, di fronte ad una contraddizione: da un lato la scoperta di un vaccino e la produzione velocissima delle fiale, dall’altro l’incertezza (e l’incapacità) dei politici di renderne l’uso obbligatorio. Delle due l’una: o il vaccino serve, è utile per sconfiggere la malattia, oppure non lo è. Se è valida la prima risposta, se si vuole davvero debellare la malattia, allora è indispensabile proclamarne l’obbligatorietà. A ciò ci obbliga la nostra Costituzione, come si è espresso un illustrissimo costituzionalista come il professore Sabino Cassese. Abbiamo, quindi, un governo che ha paura di applicare la Costituzione?

La nostra Costituzione consente, forse, ad un medico di rifiutare il vaccino? Eh, no! non lo consente. Bisogna dire, se ce ne fosse bisogno, che un medico il quale proclama l’inutilità del vaccino è come un matematico che non sa che 2+2 fa 4, o come un fisico nucleare che proclama l’inesistenza dell’atomo.

Non è sufficiente dire che quel medico ha sbagliato mestiere; bisogna domandarsi chi ha dato la laurea a quel medico; come ha ottenuto la laurea quel medico? Ma, a parte questa domanda oziosa, bisogna agire di conseguenza; qui non si può scherzare con la salute! Saranno in grado i nostri governanti di applicare la Costituzione, senza se e senza ma, almeno nel 2021?

Lo domandiamo a Conte, a Roberto Speranza (un nome e un programma al quale siamo affezionati), a tutti i politici che non hanno mai fatto buffonate, e non vogliano ridurre la politica ad una buffonata. 

Homo Videns

 

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