Quando Pompea fece la “Marcia balneare su Roma” (di Homo Videns)

Nella puntata precedente (29 luglio scorso) alcune fonti storiche, in anticipo sui fatti, ci informavano che Pompea (leggi Salvini)

avrebbe lanciato un bel vaffa… a Cesare (leggi Giuseppe Conte). Oggi sappiamo pure che Pompea tentò la sfiducia ufficiale a Cesare, nel Senato della Repubblica.

[Mi consentano, i miei 4 lettori, di continuare a vedere le cose in questa maniera un po’ surreale, semiseria, almeno in questo frangente agostano. Prometto che, passata la calura, proverò a vederle – quelle cose – nella luce necessaria. Anche se, è chiaro, non spetta all’Homo Videns esaminare la crisi strutturale della società e indicare le soluzioni]

Tutto cominciò in una piccola spiaggia della costa romana, quando il Pompea varcò il Rubicone; e iniziò un suo tour per “chiedere il coraggio agli italiani”. Continuò, poi, sulle coste adriatiche, poi calabro-lucane, infine siciliane. E, ad ogni tappa, alzava un po’ il tiro. Prima chiese il coraggio (per fare), poi il potere (per fare da soli), poi i pieni poteri per 5 anni (per fare veramente) e infine, gettata ogni maschera, il potere per 10 anni (per essere sicuro di fare veramente). Qualcuno dice che, nella mente, aveva un altro numero: 20 anni.

Come mai questo crescendo di paroloni? Era accaduto che, ad ogni tappa, folle di bagnanti accaldati gli si erano accodati, un po’ convinti, un po’ rassegnati, molto imbambolati. Più aumentavano i selfie, e più il Pompea sbavava, si infervorava. Le fonti storiche dicono che gran parte del popolo era ipnotizzato, senza sapere come e dove andare, un po’ come si fa quando si passeggia su e giù per le spiagge. E il nuovo Dux immaginava truppe di legionari in costume balneare, che lo spingevano verso il potere assoluto. Così, il Pompea era stato preso da un misto di esaltazione, tracotanza e presunzione, prendendo a modello un antico Dio dell’Olimpo, tal Giove. Le fonti storiche non dicono se si rendesse conto del paragone, ma si tende a credere di no.

A questo punto, l’aria cominciava a puzzare, il gioco si fece pesante; ed entrò in campo un senatore che il Cesare lo aveva già fatto (leggi Renzi). “Ah sì – disse – vuoi i pieni poteri? Vieni, vieni al Senato”. Contemporaneamente, il Grillo (scusate, è un potente personaggio di cui la storia romana parla poco, ma si capisce: è emerso solo da pochi anni) uscì dal suo blog e disse “Torna nelle tue stanze, Pompea!”. E l’ex-Cesare, di rincalzo, lanciò al socio competitor Marcantonio: “Nicola stai sereno”.

Agitatissimo, il Pompea si rese conto di essere caduto in una trappola mortale. E cominciò a temere che Cesare (Conte) con l’ex-Cesare (Renzi), lo avrebbero ricondotto alle sue giuste dimensioni. Allora, che poteva fare? Riavvolgere il nastro della storia, e ritornare al di là del Rubicone? (Leggi al Nord, alla Lega Nord). Oppure continuare il tour balneare, la marcia balneare su Roma? Gli avvenimenti incombevano.

Le fonti storiche dicono che, nell’antichità, spesso le situazioni confuse e incerte venivano risolte da un qualche turbine che spazzava la scena e la liberava dalle incertezze; siamo in attesa di nuove fonti storiche.

[se la cosa non fosse tragica, verrebbe da pensare ad una battuta famosa: la situazione è grave, ma non è seria]  (Homo Videns)

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