Strappo nel centrodestra. Fallisce la riunificazione (di Giuseppe Florio).

La mossa del cavallo consumata da ProgettiAmo Mesagne – due passi in avanti per Antonio Calabrese sindaco e poi uno a lato in favore del contrammiraglio Emilio Guarini – non è stata gradita dai movimenti e dai partiti

che avrebbero potuto concorrere alla riunificazione del centrodestra, che in qualche modo ci avevano provato e che poi hanno scelto, anche ob torto collo, altre strade.

A sostenere Guarini rinunciando alle proprie velleità, Forza Italia certamente non ci sta e non ci starà: almeno dando credito alle prime reazioni semiufficiali. Il vice commissario cittadino del partito berlusconiano Luigi Indolfi ha dato fondo agli studi classici per tutta la giornata di martedì, sforzandosi di mandare lo stesso inequivocabile messaggio su Facebook: «Amare Mesagne per noi, con in testa Sabrina Didonfrancesco nostro candidato sindaco, significa tentare di costruire una politica fatta di dignità e di impegno e non di posti, assessorati e tutto il mercimonio che gira intorno. Auguri a questa nuova e corposa aggregazione, ma non pensate più, né chiedeteci giammai di accomodarci nella vostra reggia. Con noi si discute, con noi ci si confronta, con noi ci si può alleare, noi non ci facciamo annettere. Ad maiora!».

Più esplicito e certamente trinciante, ma in uno sfogo strettamente privato, uno dei rappresentanti istituzionali forzaitalioti più alti della provincia: «L'operazione consumata da Civico 26 e ProgettiAmo Mesagne è il tentativo disperato di aggregare diverse debolezze, Domenico Magrì (presunto regista dell'operazione, n.d.r.) è un cadavere che si suicida, il colmo è che era stato proprio lui l'ostacolo per la riunificazione del centrodestra». Sabrina Didonfrancesco non dovrebbe dunque ritirarsi, scegliendo quindi di confermare la scelta politica di correre in solitudine, «neppure se la chiamasse Berlusconi in persona», come spiegano nel suo ambiente con una espressione particolarmente efficace.

Forte irritazione anche dalle parti di Mesagne Futura, movimento che fino all'ultimo aveva speso ogni sorta di diplomazia per tessere le fila di un accordo decoroso con Emilio Guarini. Anche secondo i suoi dirigenti le colpe del pasticciaccio sarebbero da addebitare a Domenico Magrì, latore di una lunga missiva riservata in cui si argomentava: «Siamo aperti a quanti, come ad esempio Civico 26, vogliano dare, dopo un periodo di solo impegno civico, un contributo anche di natura politica. Tutti i contributi, se sono veri, sinceri, autentici, possono essere utili alla causa. Ma saranno Civico 26 ed il suo presidente disposti a mettersi a disposizione del gruppo indipendentemente dal ruolo che potranno giocare all'interno dell'alleanza?». Come a dire: Guarini sarebbe disposto a fare il comprimario oppure ambisce, ultimo arrivato, a ruoli che non gli spetterebbero?

Al di là dei nervosismi, o delle contraddizioni insite nel processo politico che è poi sfociato nell'accordo tra i due movimenti (ma dove non si troverebbero incongruenze in questa fase della politica locale?), resta sul tappeto la questione di una nuova prospettiva per il centrodestra: grazie alla quale potersi sottrarre alla certezza di un destino residuale, per aprirsi a partecipare a pieno titolo alla competizione elettorale per il Palazzo di Città.

Giuseppe Florio

 

 

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