Presentazione candidato Molfetta e coalizione Diamociunamano. (di Giuseppe Florio).

Modesta partecipazione alla presentazione del candidato sindaco Pompeo Molfetta e della coalizione Diamoci una mano. Tra gli astanti, trainati dal ricatto del bisogno come bestie da soma, facce comprensibilmente svogliate e radi sorrisi spenti.

In un auditorium semideserto, un'autentica galleria dei mostri, in perfetto stile Madame Tussaud's: personale politico reperito dagli anfratti del passato che si credeva ormai consegnato alla storia. Molfetta non ha negato lo stato delle cose: "Abbiamo messo insieme un'accozzaglia di sigle e uomini con ciò che era rimasto dalle diverse catarsi del PD, quello avevamo e con quello abbiamo cucinato. Ma non potevamo esimerci dal farlo, il rischio di perdere il potere detenuto per così tanti lustri era troppo alto".

Fascisti e comunisti, liberisti ed antiliberisti, ariani ed omosessuali, Tom e Jerry, tutti insieme appassionatamente? "Sì, difficile negarlo. Riusciamo ad andare di comune accordo solo quando non ci incontriamo, abbiamo temuto la rottura soltanto quella volta che a Giuseppe Semeraro è squillata la suoneria dell'iPhone ed era Faccetta nera. Poi ci ha spiegato che il testo della canzone si riferiva a Michelle Obama ed abbiamo così superato l'impasse".

Mentre Molfetta, preda della consueta sindrome del Masaniello, vittima dei suoi stessi anacoluti, arringa la sua gente (una ventina, non di più, e tutti con guinzaglio e museruola), il deputato Matarrelli è dietro le quinte a gozzovigliare con panini al prosciutto e focacce con la salsiccia: "Anche questo spuntino è frutto dell'accordo politico, ma dopo le elezioni dovrà essere ancora più ghiotto".

Sullo sfondo, Vizzino, Ture, Piro discutono animatamente, la competizione è bollente anche a mesi di distanza dall'election day: chi tra loro dimostrerà di aver consumato più giravolte e capriole, da destra a sinistra, sarà vicesindaco. Ma la partita è davvero tutta da giocare, il risultato non è affatto scontato. Lontano da via Castello, anche se è quasi mezzogiorno, un fascio di luce balugina nel cielo: è il sol dell'avvenire, e sorge, c'è da scommetterci, da via Roma, dove alloca il cuore grande e vigoroso del Partito Democratico.

Giuseppe Florio

(Questo che avete letto è il pezzo che avrei voluto scrivere per Gazzetta in modo da non innervosire, come accade praticamente ogni giorno, alcuni miei amici che prendono con me il caffè a Porta Piccola. In particolare quelli che mi danno del venduto, o che dubitano della mia sanità mentale. L'articolo rispondente a verità lo scriverò invece domani per dopodomani, per piacere capite le mie ragioni).

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