Mimmo Stella: necessario aprirsi alla città (di Giuseppe Florio).

Mimmo Stella può a pieno titolo essere definito il campione dell'opinione pubblica: per aver scrutato con attenzione l'operato degli amministratori pubblici da molte consiliature a questa parte; e per aver rappresentato per tanti di loro un'autentica, insopportabile spina nel fianco.

Che giudizio complessivo dà su questa amministrazione comunale?

«Detrattore, calunniatore, perdigiorno, sono solo alcuni degli epiteti che mi hanno affibbiato in questi anni, credo e spero, solo per il semplice fatto che mi stavo occupando troppo da vicino di alcune particolari tematiche che riguardavano la città ed il suo territorio.

Il mio rapporto con questa giunta è stato fin da subito problematico e per certi versi burrascoso, forse perché sono stato tra i primi a tastarne il polso e a capire che questo esecutivo non ha mai avuto un programma nè tantomeno un'idea di città, e che con il suo atteggiamento di chiusura verso chi poteva contribuire a trovare la retta via si sarebbe incanalato in un vicolo cieco: il tempo mi ha poi dato ragione. Il mio giudizio non può che essere fortemente negativo». 

Che cosa si aspetta dalla prossima?

«La prossima amministrazione comunale, di qualunque segno sia, per non correre il rischio di emularla per incapacità, inerzia ed indifferenza dovrà aprirsi alla città, alle associazioni, ai comitati. I partiti dovrebbero invece recuperare quel ruolo importante di indirizzo e di controllo e fare da collante tra i veri problemi e le esigenze del territorio, della città e dei cittadini e la stessa amministrazione. La prima mossa che mi aspetto dal prossimo esecutivo sarà la “rivoluzione” della macchina amministrativa. Molti dirigenti, bravi professionisti, hanno bisogno di nuovi stimoli, in questo senso, un turnover nei vari uffici di via Roma sarebbe sicuramente salutare per tutti e propedeutico per il rilancio della città.

Bisogna rispolverare la vocazione agricola ed investire sul comparto agroindustriale che ha fatto la fortuna di Mesagne in passato. Inoltre bisogna tracciare un percorso che porti la città a puntare su un nuovo modello di sviluppo riveniente dal turismo culturale, religioso e congressuale.

La riqualificazione urbana di piazza Porta Grande non è più procrastinabile, uno spazio importante su cui prospettano oltre a diversi locali commerciali, ristoranti, bar e pub, anche caratteristici monumenti che connotano la città. La piazza ha tutte le caratteristiche per diventare il centro propulsore della movida mesagnese, accogliere turisti e passanti per poi invogliarli ad addentrarsi nelle maglie di un centro storico che va tutelato, rivalutato e che dovrebbe esaltare le sue peculiarità urbanistiche, barocche e messapiche».

Come legge la situazione del centrosinistra e del centrodestra?

«La situazione politica a Mesagne è molto confusa, con un centrodestra ripudiato da molti suoi fondatori e che al momento appare praticamente isolato ed un centrosinistra diviso e frammentato come non mai; in mezzo l’incognita del Movimento 5 stelle». 

Sarebbe disponibile ad occuparsi della delega alla Cultura?

«E’ una domanda che mi è stata posta più volte anche provocatoriamente. Non intendo impegnarmi direttamente in politica nè tantomeno accettare una eventuale delega assessorile. Amo la mia città con la quale voglio continuare ad avere un rapporto ravvicinato ed intenso ma nello stesso tempo mi piace stare a contatto diretto con i lavoratori nell’azienda in cui lavoro, tutelare i loro diritti, soprattutto quelli dei soggetti più deboli, i precari, le vittima di soprusi, di prevaricazioni, di mobbing, di stalking ecc. Lo dico alla Landini al quale mi ispiro profondamente: sono e voglio restare un sindacalista della CGIL!».

Giuseppe Florio

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