Dalle riduzioni della BCE sul costo del denaro ai libretti di risparmio (di Luca Giordano).

Riflessioni personali sulla situazione economico-finanziaria italiana ed europea.

Tutti ricorderanno sicuramente l'intervento del Premier Matteo Renzi, a Strasburgo in occasione della chiusura del semestre di presidenza italiana, in cui si sottolineava come i risparmi degli italiani,  nonostante la crisi economica, siano in realtà aumentati. Pane per il blog di Grillo (e non solo) che non si è lasciato sfuggire l'occasione per scrivere “due righe” e strappare qualche click in rete ma, tra ironia e la satira, la notizia è stata confermata anche da Credit Suisse che, nel suo ultimo Global Wealth Report, fa una analisi che comprende più di 200 paesi del mondo e che ha sottolineato come a livello globale la ricchezza delle famiglie è aumentata del’8,3% (Fonte: https://publications.credit-suisse.com/tasks/render/file/?fileID=60931FDE-A2D2-F568-B041B58C5EA591A4 )

Lungi da me l'idea di difendere il Premier per il lavoro svolto durante il Semestre di Presidenza Italiana del Consiglio dell'Ue né tanto meno dell'attaccare il M5S o chi ha criticato le parole di Renzi, ma credo che, come ogni cosa, questa affermazione vada contestualizzata. Ciò che credo si volesse sottolineare è l'enorme incertezza economica che l'Italia sta vivendo, alimentata dal disorientamento del nostro sistema tributario e dalle “politiche del terrore” di partiti e partitini in crisi a caccia di qualche voto tra gli scontenti.

Bisogna quindi riconoscere come tutto ciò influenzi, ad esempio, il ceto medio nella scelta d'investimento in una nuova casa, in una nuova auto, nella ristrutturazione di un'immobile, nella piccola speculazione ecc. creando quindi un'economia ristagnante, poco dinamica, in una situazione quasi di stallo. Di riflesso, quindi, vediamo aumentare una ricchezza media del patrimonio personale depositato presso le banche, proprio perché si investe poco o solo se strettamente necessario.

Fatta questa doverosa riflessione è facile comprendere le decisioni del Governatore della BCE, Mario Draghi, che ha tagliato recentemente il costo del denaro allo 0,05% (minimo storico).

Stessa sorte è toccata anche ai tassi di deposito scesi a -0,2%. In altre parole, questo si traduce in una diminuzione del costo del denaro per le banche che, avendo una grossa liquidità a costi irrisori, dovrebbero aprire i rubinetti a PMI e famiglie, disincentivando gli istituti di credito a depositare la propria ricchezza nelle casse delle banche centrali. Non è un caso se lo spread medio per un mutuo attualmente si attesta intorno a solo il 2%.

Gli italiani notoriamente sono un popolo di risparmiatori ma, in base alle recenti misure adottate dalla BCE, come cambiano le nostre abitudini?

Una delle forme più semplici di risparmio sono i così detti libretti di risparmio, dove in sostanza si va a depositare, dando liquidità all'istituto di credito e ricevendo a fine anno degli interessi, ma tra imposte di bollo (circa 34 Euro), costi di gestione, inflazione e bassi tassi d'interesse, per via della forte liquidità delle banche, si rischia di dover pagare per tenere fermo il proprio denaro. Fanno eccezione solo i piccoli istituti di credito e le banche locali che, per vocazione, raccolgono ed investono nel territorio e utilizzano i libretti come strumento di approvvigionamento di liquidità, mentre i grossi colossi bancari, come Intesasanpaolo e Unicredit, non offrono più questo prodotto bancario, riservandolo solo a pensionati non interessati alle complicazioni dell'internet banking di un c/c.

L'unico settore dove poter investire avendo un'adeguata remunerazione rimane quello dei fondi comuni di investimento, che tra fondi obbligazionari, bilanciati ecc., offrono un ampia gamma di prodotti con diversi fattori di rischio e diverse fasce di profitti.

Non è un caso se nel solo mese di dicembre sono stati raccolti 8,9 miliardi di euro (fonte: ilsole24ore) in fondi comuni d'investimento. I piccoli risparmiatori insieme agli investitori, hanno quindi preferito convergere in questo tipo di prodotti finanziari i propri capitali, allo scopo di coniugare in maniera corretta rendimenti e rischi. Non è un caso che da Legamn Brothers in poi, gli investitori abbiano preferito affidarsi a professionisti del settore, abbandonando tecniche “fai da date” tipicamente dimostratesi poco produttive per via della complessità dell'attuale sistema economico globale sempre più vasto, interconnesso e spesso caratterizzato da un'elevata volatilità.

Luca Giordano

28 gennaio 2015

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