Matarrelli aderisce al partito di Civati

Mesagne, giovedì sera, nell'auditorium del castello Normanno Svevo sono assiepate centinaia di persone, più attente che curiose.

Gli altri, quelli senza posto, hanno preferito prestare orecchio da fuori, intirizziti dall'umido freddo.
L'iniziativa è del deputato locale Toni Matarrelli, l'ospite d'onore è il leader del costituendo partito “Possibile” Pippo Civati, l'ospite virtuale (in diretta via Skype) è il presidente della regione Puglia Michele Emiliano, il convitato di pietra è, manco a dirlo, il Matteo nazionale, bersaglio di affilate ironie (da parte di Civati) e tremende bordate (per bocca di Emiliano).
Il dialogo tra Matarrelli e Civati, inframezzato dalle istrioniche incursioni di Emiliano, è servito per dibattere intorno al tema-calembour «un'altra Italia è Possibile», ovviamente possibile senza pastrocchi con le destre e magari coltivando un filo coerente con il comune sentire di un elettorato progressista in sofferenza. Matarrelli coglie al volo l'occasione per una sorta di definitivo autodafè – una presa di coscienza a cuore aperto – davanti al «suo» popolo, utile a motivare la coraggiosa scelta di non farsi irretire dalle sirene del PD ai massimi livelli ed invece aderendo ad una formazione politica ancora tutta da dimostrare, dopo un travaglio umano ed ideale che negli scorsi mesi lo aveva scosso non poco.
In sala i commenti, sceverati dall'alto grado di fidelizzazione che l'onorevole mesagnese ancora riesce a mantenere, suonano favorevoli: Civati è un animale politico strano, quasi avulso dal contesto contemporaneo, certamente antistorico quanto ai modi (gentili e garbati), ai toni (misurati ed eleganti), alle doviziose argomentazioni che non lesina mai, neppure nei consessi privati. L'assillo del leader monzese sembra essere la perseveranza nella democrazia, adottata non come astrazione o slogan, ma come metodo e merito del discorso politico: «Dovete capire che non ci sono capi tra noi», si infervora a cena tra (pochi) tranci di pizza e (molte) appassionate parole, «io o Toni o qualunque altro tra gli amici che hanno scelto di condividere questo percorso siamo e saremo sul medesimo piano». E questo rapporto francamente «au pair» è colto, eccome, dalle donne e dagli uomini di una sinistra per ora numericamente residuale ma congrua perlomeno nei sentimenti e nelle idealità alte. «Sono rinfrancata, questa sera, finalmente un po' di coerenza!», esclama una splendida quarantenne alla fine del dibattito. Così un vecchio militante: «Ho paura di credere ancora una volta in un leader che sembra perbene e con le idee chiare e poi di restare deluso come con Nichi». L'auditorium non freme affatto per il timore del salto nel buio: tra le pieghe delle emozioni serpeggia piuttosto una specie di prudente eccitazione collettiva sorta, come per un ossimoro emotivo, dal meno galvanizzante (perlomeno secondo i dettami del marketing politico) tra i personaggi della vita pubblica nazionale.
Il più galvanizzato è però Matarrelli, a capo di una piccola ma significativa armata elettorale di timbro non più esclusivamente messapico, avendo alle sue sollecitazioni risposto anche un interessante parterre di dirigenti politici, amministratori vecchi e nuovi e pezzi di intellighenzia del cosiddetto Grande Salento. Non solo: le non scontate manifestazioni di amicizia (o proprio di affetto) di Civati e di Emiliano gli rendono ben più di uno spot escogitato da ProForma, gratis peraltro o, meglio, ripagate con la tessitura di una biografia politica tutto sommato lineare e coerente: «L'onestà intellettuale è il bene a cui non potrei rinunciare», confessa ad un certo punto il «Toni» mesagnese con inattesa commozione.

Giuseppe Florio

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