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Dal prossimo Aprile: "Brindisi e la grande guerra" a cura della Sezione di storia patria (di Barbara Moramarco).
Nel 2014 ricorre il centenario della “Grande Guerra”, il più grande ed atroce conflitto mondiale che ebbe origine dalle rivalità economiche e politiche innescatesi tra le grandi potenze europee che puntavano all’espansione coloniale e alla conquista di nuovi mercati. Fu in seguito all’assassinio dell’arciduca erditario d’Austria Francesco Ferdinando e di sua moglie, avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914 ad opera del nazionalista bosniaco Gavrilo Princip, che vi fu quindi lo scoppio del primo conflitto mondiale (28 luglio 1914) che terminò nel 1918 con una perdita enorme di vite umane, oltre dieci milioni di vittime.
Recuperare la memoria del più grande conflitto bellico in vista del suo centenario è quindi un dovere soprattutto nei confronti di tutti quegli uomini caduti in guerra.
Brindisi lo farà, dal prossimo aprile, con un ciclo di incontri intitolato “Brindisi e la Grande Guerra” promosso dagli storici della sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia, i quali mercoledì hanno voluto dare con una conferenza svoltasi alle 17.30 presso Palazzo Nervegna un anticipo della programmazione prevista. All’incontro introduttivo hanno preso parte i professori Antonio Mario Caputo e Giacomo Carito della sezione di Brindisi, il contrammiraglio Pasquale Guerra, comandante della Brigata San Marco, e l’ingegner Nino Prete, che nel corso dell’incontro ha presentato il suo libro intitolato “La Linea Cadorna e il Forte Lusardi in Colico”.
L’incontro è stato coordinato dal consigliere regionale della Società di Storia Patria per la Puglia, il professor Domenico Urgesi, che in apertura del suo intervento ha ricordato le cifre del conflitto mondiale (quindici milioni di morti più le vittime che morirono per fame, carestie, epidemie. Un totale stimabile in circa 30 milioni, di cui un milione e mezzo solo in Italia), l’entrata in guerra del nostro Paese con gli scontri tra interventisti e neutralisti, la partecipazione dei tantissimi contadini al conflitto e l’unificazione di tanti dialetti diversi che si unirono per la guerra. Il consigliere regionale della Società ha, infine, ricordato alcuni libri che raccontano le vicende della prima guerra mondiale (il libro di Lorenzo Del Boca “Grande guerra, piccoli generali” e quello di Emilio Lussu “Un anno sull’altipiano”) e l’aspetto del conflitto di cui si occuperà la sezione di Brindisi: cioè come la Puglia, Brindisi e il Salento, hanno affrontato la tragedia.
La parola è quindi passata al contrammiraglio Pasquale Guerra che ha proposto un’interessante introduzione al tema offrendo al pubblico presente in sala un parallelismo tra immagini d’epoca e attuali del Castello svevo. Guerra ha ricordato gli anni prima del Novecento, quando Brindisi non era ancora sede di una base navale, la decisione del consiglio comunale cittadino che il 26 maggio 1905 accettò di trasformare il porto di Brindisi in base militare, per poi ricordare gli anni in cui la Marina prese “possesso” del Seno di Ponente. Tra gli altri punti toccati dal contrammiraglio: il primo colpo di fucile sparato durante il conflitto mondiale e per causa del quale perse la vita il primo caduto ufficiale, il soldato Riccardo Di Giusto (Battaglione Cividale, sedicesima compagnia), e il bombardamento della città di Manfredonia ad opera delle navi austriache. Manfredonia fu sede della battaglia navale nella quale il Cacciatorpediniere Turbine fronteggiò da solo ben quattro navi della formazione nemica, finendo poi affondato.
Secondo il professor Antonio Mario Caputo la ricorrenza del centenario rappresenta l’occasione per “ripensare alle circostanze in tutti i suoi aspetti”. Per il segretario della sezione di Brindisi della società di Storia Patria per la Puglia, quegli anni non furono solo causa di sconvolgimenti geo-politici ma anche di stravolgimenti degli apparati produttivi e familiari. L’apporto delle donne negli anni del conflitto (si fecero carico del peso delle famiglie in quanto gli uomini erano al fronte) e l’ uso di armamenti sempre più potenti (le armi automatiche) sono stati gli altri punti toccati dall’intervento del professor Caputo, che ha quindi concluso il suo intervento anticipando che nel corso delle diverse sessioni previste da aprile saranno “rinverditi” anche i personaggi, i militari, i morti e gli eroi, cioè “i protagonisti della Grande Guerra”.
Il professor Carito ha ricordato come Brindisi e le altre città pugliesi non siano rimaste estranee al conflitto, l’arrivo a fine luglio del 1914 di una squadra della Regia Marina e il dibattito che si sviluppò tra interventisti e neutralisti pugliesi. Alcune riflessioni sull’accaduto effettuate dall’ammiraglio Thaon De Revel, i bombardamenti che colpirono Brindisi durante il primo conflitto (una trentina), i tre decreti del 1911 che determinarono le zone di servitù militare in città, la battaglia del Mediterraneo e quella di Otranto sono stati gli argomenti presi in esame dal presidente della sezione di Brindisi.
Infine, l’ultimo intervento è stato quello dell’ingegner Nino Prete che ha offerto una relazione storico–tecnico-ingegnerista del sistema difensivo situato sulle Alpi lombarde chiamato Linea Cadorna, costruito nel 1912 per prevenire l’eventuale entrata in guerra della Svizzera. L’ingegnere ha quindi proposto un’analisi dettagliata degli elementi che compongono la Linea Cadorna: le trincee, i forti, le batterie e le gallerie di mina. Successivamente vi è stata la descrizione del Forte Lusardi (uno dei forti del sistema difensivo) situato sul colle Montecchio di Colico. Al termine del suo intervento Prete ha proposto una ricostruzione tridimensionale del forte.
Barbara Moramarco
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