L’On. Ciracì (Cor) in disaccordo col Prefetto:

«Stop migranti in provincia di Brindisi, scriverò ai sindaci per pregarli di non dare disponibilità a ospitarne degli altri, il territorio è saturo»

 «Non possiamo e non dobbiamo continuare a tenere qui profughi e clandestini perché il nostro territorio è già saturo: siamo sopra i mille richiedenti asilo e il Cara ne ospita più del doppio rispetto alla sua capienza».

Lo dichiara l’onorevole Nicola Ciracì (CoR- Conservatori e Riformisti) che dissente fermamente dalla nota con cui la Prefettura, dopo lo sbarco stamattina di altri 391 migranti, chiede ai Comuni di cercare e mettere a disposizione strutture per ospitarli.

«Ho già chiesto incontro urgente a Sua Eccellenza il Prefetto – continua Ciracì – per discutere della questione e invierò una lettera a tutti i sindaci per chiedere loro di non fornire disponibilità».

«Basta col falso buonismo – spiega ancora il deputato – già a Brindisi ci facciamo carico della prima accoglienza, ma poi della permanenza dovrebbero cominciare a farsi carico anche altri, in Italia e in Europa, poiché, come ho già detto, Brindisi e il Brindisino non possono trasformarsi in un enorme Cara o Cie a cielo aperto, sotto questo aspetto abbiamo già dato e stiamo ancora dando».

Con quelli di oggi, sono già oltre duemila i migranti approdati nel capoluogo adriatico, i cui centri d’accoglienza per richiedenti asilo e d’identificazione ed espulsione sono ormai al collasso.

Nei giorni scorsi, il parlamentare aveva espresso solidarietà e vicinanza al primo cittadino di San Vito dei Normanni, Domenico Conte, il quale si era dichiarato contrario a ché nel territorio sanvitese giungessero nuovi migranti.

«Oltre al rischio sociale – aggiunge – c’è quello economico perché, come ampiamente raccontato dalla cronaca, spesso il confine tra ospitalità/umanità e business/malaffare si dimostra piuttosto sottile, quando non proprio labile, e a questo proposito presenterò nei prossimi giorni un'interrogazione parlamentae sugli Sprar per far luce sulla legittimità degli atti che li riguardano».

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